Vardanega l’anti-Zaia? Nel Pd c’è freddezza: «Primarie, non diktat»

VENEZIA. Chi sarà lo sfidante democrat di Luca Zaia? Quattro anni fa, a fronte dello scontato successo leghista, i maggiorenti del Pd fecero a gara nel farsi da parte e alla fine il ruolo di cireneo fu assegnato a Giuseppe Bortolussi, il segretario della Cgia di Mestre, con corollario di polemiche e tonfo finale alle urne. Ora però la conquista della regione più moderata d’Italia non sembra un miraggio. Così l’investitura diventa appetibile e il sindaco renziano di Treviso, Giovanni Manildo, gioca d’anticipo e lancia la candidatura di Alessandro Vardanega, l’ex presidente di Confidustria Treviso, che sul tema controverso della PaTreVe è in grande sintonia con il centrosinistra e in aperto dissenso con il governatore, che reagisce punzecchiandolo e ribadendo il niet alla città metropolitana.
La sortita manildiana non passa sotto silenzio. Tra le vecchie volpi del partito riaffiora il timore di scelte «esterne» che esautorino il gruppo dirigente. Brucia il ricordo della mina vagante Bortolussi, che in piena campagna litigò furiosamente con il Pd minacciando il ritiro dalla competizione. E in tema di imprenditori prestati alla bandiera democratica, difficile dimenticare il voltafaccia di Massimo Calearo, già falco di Federmeccanica: catapultato in Parlamento per volontà di Walter Veltroni, concluse la legislatura alla corte di Berlusconi. «Sono contrario a soluzioni estemporanee frutto di spinte emotive, occorre razionalità, stavolta non siamo alla disperazione, anzi possiamo vincere e perciò dobbiamo valutare con attenzione le nostre scelte», è il commento di Lucio Tiozzo, il capogruppo in Consiglio regionale; «Intendiamoci, è assai positivo che un esponente importante dell’imprenditoria veneta guardi a noi, tuttavia nel Pd vi sono personalità di valore e l’appartenenza al partito non può diventare un ostacolo». All’indomani del trionfo alle europee, Tiozzo indicò in Alessandra Moretti la runner ideale nella corsa di primavera. Ha cambiato idea? «No, affatto, ma ci sono anche Achille Variati, Roger De Menech e altri ancora. In questa fase abbiamo un gruppo dirigente rinnovato e autorevole perciò non credo nella necessità di una figura esterna. Detto ciò, benvenuto a Vardanega se vorrà partecipare alla primarie o alle altre forme di coinvolgimento del territorio che precederanno la scelta del nostro candidato».
Evocato, il segretario regionale De Menech, sfoggia doti acrobatiche per evitare incidenti di percorso: «Finalmente il Pd è credibile e affidabile anche agli occhi di forze economiche e sociali un tempo lontane da noi, ciò è stato possibile grazie al coraggio di Matteo Renzi, lo stesso che dobbiamo dimostrare in Veneto». Vardanega versus Zaia, allora? «Tutti coloro che vogliono il cambiamento troveranno in noi un partner, chi privilegia la conservazione ha in Zaia il suo campione. Il candidato? Abbiamo molte frecce al nostro arco e Alessandra Moretti è senz’altro una risorsa importante. Ma non faremo nulla al chiuso di una stanza, la via maestra, l’ho detto e lo ripeto, restano le primarie. A meno che non spunti un Messi che qualsiasi allenatore farebbe giocare senza un provino». Avete una Pulce nella manica? «Chissà. Nel frattempo sono lieto che Zaia si agiti. Noi siamo tranquilli e ottimisti». Anche il suo vice, Piero Ruzzante, coglie un segnale di novità: «Ora l’impresa, anche piccola e media, scommette sul Pd quale alternativa possibile all’immobilismo attuale ed è evidente la nostra maggiore sintonia sui grandi temi. Le primarie? Ormai rientrano nel nostro dna».
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