Venezia, scontro sul Gay Pride

Brugnaro: «Mai più qui». Rivolta delle associazioni omosessuali: «Nel 2016 nuova manifestazione»
Di Roberta De Rossi
Interpress/Mazzega Morsego Venezia, 28.06.2014.- Gay Pride a Venezia, la marcia per l'ugualianza.- Nela foto sul ponte di Rialto
Interpress/Mazzega Morsego Venezia, 28.06.2014.- Gay Pride a Venezia, la marcia per l'ugualianza.- Nela foto sul ponte di Rialto

VENEZIA. «Mai un Gay Pride nella mia Venezia», titolava ieri La Repubblica. Neppure il tempo per il sindaco Brugnaro di rilanciare su Twitter la sua intervista - così confermandola parola per parola - che immediata è arrivata la persino scontata reazione. «Il Gay Pride 2016 non può che farsi a Venezia», dichiara Fabrizio Marrazzo, del Gay Center, una delle associazioni che organizzano il Pride: «Brugnaro vuol fare della città il simbolo dei città off limits per i diritti civili lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender, ndr). Serve una risposta. Non si può accettare una così evidente discriminazione. Tutti a Venezia per un Pride nazionale che affermi visibilità e diritti. Elton John potrebbe aprire il corteo».

«Una buffonata, il massimo del kitsch. Vadano a farla a Milano oppure sotto casa sua»: ha detto il sindaco a Repubblica. Parole che hanno scatenato la reazione della comunità lgbt, da anni in lotta per l’affermazione dei diritti civili per le coppie e le famiglie omosessuali in Italia: l’anno scorso Venezia ha ospitato il Gay Pride Triveneto, con 5 mila partecipanti in corteo e festa finale. Allora si scelse la laguna per le minacce subite da Camilla Seibezzi, già delegata ai Diritti civili, dopo l’introduzione delle favole antidiscriminazione negli asili. Quegli stessi libri che Luigi Brugnaro ha ritirato come suo primo atto da sindaco.

«Si finisce di governare un feudo dove inizia la Costituzione: la libertà di espressione non può essere vietata», la replica di Camilla Seibezzi, «ritirando i libri è andato contro la libertà degli insegnati, con lo stop alla mostra di foto di Berengo Gardin sulle grandi navi ha dimostrato di non distinguere tra libertà di espressione di un artista e battaglia politica, e ora nega il sacrosanto diritto di manifestare. Lui non si confronta, vieta, ma così provoca una reazione internazionale, con un danno enorme d’immagine per Venezia. Non dovrà fare un passo indietro, ma cinque: i diritti lgbt sono diritti umani. E poi, solo un vigliacco può dire “la famiglia con due donne e il bambinetto è innaturale”: i nostri figli sono bambini come tutti gli altri».

Che il Gay Pride 2016 a Venezia sia - a questo punto - un obiettivo, più di una risposta a caldo lo testimonia anche l’Arci gay veneto: «Brugnaro è un vandalo della democrazia che mostra di non conoscere e di non rispettare Venezia e di non interessarsi ai problemi reali della città, che non sono certo la presenza del Pride. Nel 2014 Venezia ha già ospitato un Pride, che ha più cittadinanza a Venezia che altrove: Brugnaro se ne faccia una ragione». È una reazione corale: la comunità omosessuale si sente offesa. «Gli ricordo che tra i veneziani dei quali è sindaco, ci sono anche omosessuali e molte famiglie omosessuali», commenta Cinzia Catto, veneziana, portavoce delle Famiglie Arcobaleno, «basta guardare il sorriso dei nostri bambini per capire che sono felici, anche se per lo Stato siamo famiglie amputate. Siamo indignati: se sei sindaco le persone le ascolti, non vieti loro di parlare. Lo invitiamo a incontrarci».

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