Via libera allo sterminio di nutrie

La legge approvata in Regione (37 sì, 2 contrari) autorizza l’abbattimento con armi, trappole e veleni

VENEZIA. Fuoco a volontà sulle nutrie. Ma anche trappole, esche avvelenate e - opzione pietosa - contraccettivi. Nei confronti della specie invasiva, in serata, il Consiglio regionale ha decretato il «contenimento finalizzato alla eradicazione», tortuosa dizione riassumibile in una parola: sterminio. Una condanna senza appello, preceduta dalla lettura dei capi d’imputazione da parte del relatore legislativo, il consigliere leghista Gianpiero Possami: in terra veneta le nutrie - stimate in «qualche milione di esemplari» - danneggiano le colture agricole e soprattutto provocano un rischio idrogeologico per l’attitudine a scavare lunghe gallerie e tane sotterranee nei pressi degli argini fluviali, aggrediti e letteralmente erosi dai roditori che si cibano delle piante che costellano l’idrografia superficiale. I consorzi di bonifica segnalano picchi di rischio nel Padovano, nel Veneziano e in Polesine, circostanza che - abbinata alle furiose proteste degli agricoltori - ha spinto l’assemblea ad approvare la soluzione più radicale.

Ma chi provvederà alla loro eliminazione? Dopo una discussione protrattasi per due sedute, si è stabilito che la Regione formulerà i «piani di abbattimento» per le sette province e che i “gruppi di fuoco” comprenderanno la polizia provinciale e i guardacaccia nonché i cacciatori e i “volontari” in vena di tiro al bersaglio, purché muniti di regolare porto d’armi e del patentino rilasciato previa corso d’addestramento. Le nutrie potranno essere braccate in ogni periodo dell’anno, sia di giorno che di notte, anche nelle oasi protette perché la loro eliminazione sistematica non è equiparata ad attività venatoria. Non è tutto: la legge, finanziata con 75 mila euro per il secondo semestre dell’anno, prevede rimborsi-spesa e incentivi a chi porterà le carcasse animali nei centri di raccolta per lo smaltimento finale.

In aula, il confronto è stato ravvivato dagli ultras delle opposte fazioni. Sergio Berlato, portavoce delle “doppiette” e capogruppo di Fratelli d’Italia, ha inveito contro il «terrorismo ideologico degli animalisti», esibendo foto di questi ultimi che coccolano le detestatissime nutrie e punzecchiando la dem Alessandra Moretti «che va a cena con le associazioni venatorie e poi strizza l’occhio a chi protegge le specie dannose augurando la morte ai cacciatori». L’ambientalista del Pd Andra Zanoni, viceversa, ha contestato punto su punto il provvedimento, definito «un espediente per armare la gente» e rimarcando la normativa europea che vieta di infliggere «angoscia e sofferenza» agli animali. Di altro tenore, l’obiezione di Patrizia Bardelle: poliziotta in aspettativa, l’esponente del M5S giudica «inaccettabile» consentire a persone «non qualificate» la libertà di sparo in campagna e in città, anche nelle ore notturne. Entrambi, a titolo personale, hanno votato contro: i sì invece sono stati 37, sei le astensioni perlopiù di marca 5 Stelle.

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