Zaia: "Autonomia, sanità, lavoro: prometto una rivoluzione laburista"

TREVISO. «Cosa prometto ai veneti? Cinque anni di rivoluzione pacifica e totale che cambieranno il volto della nostra regione: l’autonomia sancita dalla Costituzione, gli investimenti massicci nella sanità pubblica universalista, la difesa del lavoro ferito dall’epidemia, il rilancio delle infrastrutture che generano crescita e benessere, la promozione degli eventi capaci di proiettarci sulla scena internazionale. Oggi il Veneto è autorevole e rispettato ai tavoli romani, dieci anni fa eravamo la periferia dell’impero». Il giorno dopo, mentre lo spoglio definitivo gli assegna uno sbalorditivo 76, 8% («È stato un master dopo la laurea, importante soprattutto sotto il profilo umano»), Luca Zaia ricapitola così le priorità programmatiche del suo terzo e conclusivo mandato a Palazzo Balbi.
«Io al posto di Bonaccini? no» Smentita, una volta ancora, ogni velleità di leadership - «Non voglio fare il segretario della Lega e tantomeno aspiro alla carriera ministeriale. Sì, Matteo Salvini mi ha inviato un messaggino, è sufficiente, ci conosciamo da una vita» - il governatore ribatte stizzito a quanti (in primis Arturo Lorenzoni, travolto dalle urne al pari del centrosinistra) attribuiscono il suo successo alla «visibilità smisurata» durante l’epidemia. «Abbiamo lavorato bene e questo ce l’hanno riconosciuto i cittadini, dire che il Covid fa vincere le elezioni equivale a trattarli da idioti». La Conferenza delle regioni, divenuta una forza di governo nell’emergenza, è a trazione centrodestra: pronto a subentrare a Stefano Bonaccini nella presidenza? «Neanche per sogno, è un impegno che richiede tempo ed energie. finora non ho rubato un istante al lavoro amministrativo nel Veneto», è la replica che sottace astutamente al patto di ferro vigente con il collega dem emiliano.
Il consenso e la responsabilità «Un consenso così ampio comporta grandi responsabilità», riprende «sono cosciente che molta parte del popolo del centrosinistra mi ha votato, è successo anche in passato e avverto il dovere di rappresentare anche questo elettorato che tipicamente non è nostro. Maggioranza bulgara e opposizione al lumicino? Per lottare sul piano delle idee non conta il numero ma la qualità delle proposte, quando ho esordito in politica, distribuendo volantini, noi leghisti eravamo quattro sfigati derisi per strada». La chiave del successo? «Dare voce alle aspirazioni della nostra terra, pensare in grande perché abbiamo potenzialità straordinarie, coltivare la trasparenza e rispettare le opinioni di tutti, a cominciare dagli avversari».
Corea del Nordest e Balena Bianca L’agenda, allora: «Questa mattina mi ha chiamato il ministro Boccia e ho subito chiesto: mi hai chiamato per firmare l’autonomia? Era solo un saluto, ma di buon auspicio»; manco a dirlo, «la volontà è di andare avanti per portare a casa questa partita. A Roma non dormano sonni tranquilli, abbiamo in cantiere progetti che metteranno in difficoltà i burocrati, chi si ostina a guardare al processo federalista come ad una sottrazione di potere, è un irresponsabile. Avrei avuto l’opportunità di fare altro in molte altre occasioni ma questa sfida è la vera pagina di storia per il Veneto e con tutto il calore dimostrato non posso che restare qui». Corea del Nordest, blocco sociale erede della Balena bianca, Zaia nuovo Bisaglia... «Mai stato democristiano anche se a Rovigo abbiamo un’eletta che si chiama così. La mia è piuttosto una visione labour».
Tentazioni di monocolore Monocolore del Carroccio o apertura della Giunta agli alleati di centrodestra? «Valuteremo il risultato e gli equilibri, noi rispettiamo i compagni di viaggio, chissà se a ruoli invertiti avrebbero fatto lo stesso... ». —
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