VENEZIA. Le cifre sono impietose: «170 morti sul lavoro dal 2015 diventano un bollettino di guerra», sentenzia Luca Zaia, che non si rassegna al Veneto maglia nera in Italia, con il record negativo di 26 decessi nel 2018, in termini assoluti più della Lombardia che ha il doppio di addetti. Eppure, sostenere tout-court che la prevenzione è fallita sarebbe riduttivo perché le statistiche regalano anche l’altra faccia della medaglia: gli infortuni sono crollati dai 70.961 del 2000 ai 34.6567 del 2016, quindi dimezzati grazie alle sinergie avviate nelle fabbriche. Ma nell’arco degli ultimi tre anni sono sempre 100 mila le persone finite nell’elenco degli “assistiti” dell’Inail per un incidente in agricoltura, nell’industria o in un ufficio pubblico. Un “esercito” di feriti che pesa drammaticamente nei bilanci dell’Inps e della sanità, senza contare le malattie professionali che accorciano la spettanza di vita, a partire dall’emergenza asbestosi-amianto.
Dopo il terribile incidente alle Acciaierie Venete di Padova, i sindacati hanno lanciato l’offensiva con l’obiettivo di superare l’emergenza e un primo traguardo l’hanno già tagliato: ieri a Palazzo Balbi, il governatore Luca Zaia ha avviato gli “Stati Generali” della sicurezza e ha chiamato a rapporto Cgil Cisl e Uil, Confindustria, Confartigianato, Cna e Cgia, i commercianti, gli agricoltori, l’Inail e lo Spisal, braccio operativo delle Usl cui compete il controllo della sicurezza nei luoghi di lavoro.
La prima richiesta uscita dal vertice è proprio una sfida alla Regione e la sintetizza, a nome dei sindacati, Christian Ferrari della Cgil: «In Veneto la ripresa viaggia a gonfie vele e chiediamo a Zaia e Coletto di aumentare gli ispettori degli Spisal, che sono appena 140 contro i 400 della Toscana». E per far capire che non scherzano, oggi i metalmeccanici sfileranno a Venezia, con sit-in finale a Palazzo Ferro Fini, dove va in scena l’ultimo atto della nuova legge elettorale. E se è vero che la nuova geografia politica vede la Lega largamente votata dagli operai e la Cgil che dialoga meglio con il M5S rispetto al Pd, allora c’è da aspettarsi la fumata bianca tra una settimana, quando si passerà alla fase operativa con la stesura degli interventi operativi.
Zaia, dopo aver ascoltato le associazioni, ha fatto parlare le statistiche per ribadire che «Con un tasso di 18,87 incidenti per mille lavoratori dal 2015 il Veneto è alle spalle di altre regioni ad alta densità aziendale come l’Emilia Romagna, l’Umbria e la Toscana, ma supera di due punti la media nazionale. Siamo di fronte ad un vero e proprio “bollettino di guerra” e gli ultimi gravi casi di cronaca ci impongono di non abbassare la guardia. Il Veneto non è all’anno zero in tema di salute e sicurezza sul lavoro, un tema di civiltà che non può lasciare nessuno indifferente: in gioco c’è il valore del lavoro. Investire in sicurezza vuol dire dare dignità alle persone e rendere più efficiente l’intero sistema economico. Nel giro di una settimana daremo vita a un piano operativo per ridurre le morti nei luoghi di lavoro stabilire concretamente chi deve fare cosa. Non si tratta solo di aumentare gli ispettori degli Spisal, bisogna investire nella prevenzione, entrare nelle scuole e poi mettere in relazione i responsabili della sicurezza delle aziende con i funzionari Spisal. I finanziamenti non sono un problema, la voglia di fare non manca e voglio ricordare che su 170 morti negli ultimi tre anni il 50 per cento viene dall’agricoltura e il 20% dal mondo dell’edilizia. I sindacati hanno fatto un ottimo lavoro, ora si aspetta altrettanta collaborazione dalle associazioni delle imprese», ha concluso Zaia.
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