Zaia: «Sparare a un ladro che scappa e non ha sparato è reato»

Il presidente della Regione in un’intervista a tutto campo a Sky Tg24 dice: «No a popolo di pistoleri, con la legge è stato raggiunto equilibrio». E su Vannacci e le leggi razziali va dritto: «Non c’è alcuna rivisitazione da fare»

Luca Zaia in una foto d'archivio
Luca Zaia in una foto d'archivio

«Sparare con un'arma a un ladro che sta scappando e non ti ha sparato è fino in fondo un reato.

La legittima difesa che abbiamo voluto noi prevede che rispetto a un'aggressione tu puoi rispondere in maniera adeguata. C'è poi sempre il tema della maniera adeguata e di verificare come. Non dobbiamo immaginare di avere un popolo di pistoleri, ma prima della legge la vittima diventava quello che si difendeva, c'era sempre la necessità di chiedersi intervengo o mi rovino la vita. Oggi si è raggiunto un equilibrio».

Così ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia, ospite del programma Start di Sky Tg24.

Autonomia

In un intervento a tutto campo è stato anche sollecitato sul tema dell’autonomia, cavallo di battaglia del suo mandato.

«In un Paese come questo che sta affrontando, anche se lentamente, la riforma dell'autonomia differenziata», ha dichiarato «bisognerà interrogarsi sulla possibilità di pensare una Lega del Nord collegata al partito nazionale».

 

E ha aggiunto: «Siamo un Paese di campanili e delle tante identità, super eterogeneo. Immagino che potremmo anche guardare a un modello che funziona che è quello della Csu bavarese. In Germania funziona il fatto che ci sia una parte del territorio che però fa sempre capo a un partito nazionale. Nessuna provocazione, ho solo posto una questione che dovrebbe riguardare tutti i partiti».

Vannacci e le leggi razziali

«Per quanto riguarda il segretario Vannacci, se mi viene chiesto cosa ne penso delle leggi razziali non ho ben capito cosa pensi lui», ha commentato le dichiarazioni del generale, «Forse non è stato chiaro. Lo spiegherà a tutti. Sulle leggi razziali non c'è alcuna rivisitazione storica da fare».

Contro la violenza occorre lavorare con i giovani

«Ricordo Giulia Cecchettin e tutto quello che c'è stato, la speranza di ritrovarla viva e poi purtroppo la notizia del suo ritrovamento e del cadavere. Ho incontrato più volte Gino Cecchettin, sosteniamo la sua fondazione», ha dichiarato il presidente Zaia, «Lui ha ragione, c'è una fase dei giovani su cui lavorare, parlare ai ragazzi di rispetto e di quello che è il rapporto tra uomo e donna.

«Dovremmo ragionare come gli inglesi, con la logica del 'neighbour watch', l'occhio del vicino. Non dobbiamo girarci dall'altra parte, ma creare un network sociale affinché tutte le situazioni siano segnalate. Gino Cecchettin sta facendo un lavoro strepitoso, penso che debba essere ascoltato e penso che nelle scuole debba entrare questa filosofia».

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