Atlante criminale veneto: chi comanda davvero

La nostra inchiesta a puntate sulla distribuzione del potere illegale e sui torbidi rapporti con il "mondo pulito"

Chi comanda davvero in Veneto e con quali complicità? «Atlante criminale» è il nome che abbiamo dato alla nostra inchiesta che parte oggi. L’obiettivo è cercare di capire quale sia l’attuale dimensione della criminalità organizzata in regione. Chi gestisce cosa, diciamo.

La nostra tesi di fondo è presto detta: dalla scomparsa della banda Maniero, non esiste un’organizzazione che sia stata in grado di soppiantarla. Abbiamo alle spalle vent’anni di riposizionamenti strategici, di frantumazione del tessuto criminoso, di business nuovi affiancati da quelli vecchi, in un “borsino invisibile” delle attività più lucrative.

 

La zona grigia. Non è tanto questione di etichettare etnie e relative propensioni a delinquere, ovviamente. Questo lo fanno già i rapporti ufficiali, vedasi lo specchietto in alto a destra. Si tratta di interpretare la zona grigia tra legale e illegale, perché là in mezzo c’è un po’ di tutto. Non è neppure questione di “loro” e “noi”. Perché ci sono gli appoggi dalla classe politica, la benevolenza dei colletti bianchi, la disponibilità dei liberi professionisti, la tacita accondiscendenza della cosiddetta società civile. Che non vede.

Vocazione. Dice Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera: “Anche a Nordest le cosche hanno saputo mettere a frutto una collaudata “vocazione” imprenditoriale, inquinando tutta una serie di settori: da quello edilizio a quello immobiliare, da quello dei ciclo di rifiuti a quello, sempre più redditizio, dell’intera filiera agroalimentare”.

Le filiere. Oggigiorno, molti dei traffici sono in mano agli stranieri, con filiere comunque piuttosto diversificate. Nell’ultima relazione dell’Antimafia, emerge (affidata al Comando provinciale dei Carabinieri di Venezia) quella che viene definita come una “aggiornata mappa concettuale” della tipologia delle principali attività delinquenziali attribuibili agli stranieri.

Secondo questo schema, la criminalità nordafricana tratta quasi esclusivamente droga; i nigeriani gestiscono soprattutto droga e prostituzione; gli albanesi sono tra i meglio organizzati e hanno un ricco bouquet di attività illegali (non solo droga e prostituzione ma anche traffici clandestini, armi, rapine violente e ricettazione); quanto ai cinesi, la loro specialità come noto è l’infiltrazione commerciale da cui poi si diramano attività come il lavoro nero, la prostituzione al chiuso, il contrabbando.

Territori. Ovviamente, uno degli elementi più importanti è quello della geografia dei traffici. Siamo a Nordest. Siamo la porta d’ingresso di molti traffici: dare-avere.

Questa che state leggendo è l’introduzione a un’inchiesta che si suddividerà poi per capitoli specifici. Dallo spaccio alla prostituzione, dal business migranti al caporalato, dai rifiuti speciali al riciclaggio. Le conclusioni, le trarremo alla fine.

Certo, partiamo dalla radicata convinzione che in Veneto le mafie siano liquide. La droga è il business principale, ma anche le attività di riciclaggio e reinvestimento sono notevoli. Ancora don Ciotti: “Anche se non sparano, le mafie in Veneto dimostrano di essere in grado di intaccare il tessuto socio-economico del territorio. Sono metamorfiche, cangianti nell’aspetto e nelle strategie, ma attive”.

 

 

Prostituzione, droga, contraffazione, lavoro nero. Sembrano queste le attività illegali principali della criminalità cinese. In Veneto, secondo i dati Istat più recenti, i cinesi sono 34.633, vale a dire il 7,1 per cento degli stranieri. Una percentuale non alta, ma comunque più alta della media nazionale che si attesta sul 5,7 per cento. Vivono soprattutto tra Treviso e Padova, sono in aumento nel Veneziano e nel Vicentino, in calo tra Rovigo e Belluno.

L’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia parla esplicitamente di «modelli delinquenziali gerarchicamente strutturati, con caratteristiche di mafiosità». Un assetto verticistico, spiega la relazione, « caratterizzato, all’interno, da una fitta rete di rapporti, ramificati sul territorio e capaci di condizionare le dinamiche, lecite e illecite, proprie della comunità. Si tratta di relazioni basate essenzialmente sul legame familiare».

Una struttura solida e complessa, rilevano gli investigatori. Una struttura sulla quale «si regge il vasto paniere degli investimenti illeciti che fanno capo alla criminalità cinese. Tra questi rilevano, in primo luogo, il contrabbando e l’importazione, lo stoccaggio e la distribuzione di prodotti contraffatti, fatti arrivare dalla Cina attraverso i porti e gli aeroporti. Tali canali vengono utilizzati anche per il traffico illecito di rifiuti”.

Il riferimento indiretto è ad una indagine sfociata nell’aprile del 2017 nella denuncia di 98 persone e 61 società con sede a Prato, Montemurlo, in Veneto e in Campania, per associazione per delinquere di tipo transnazionale dedita alla commissione di più delitti e, tra essi, il traffico illecito di ingenti quantitativi di rifiuti plastici.

Cosa facevano? Smaltivano illecitamente materie plastiche, che da Prato inviavano ad Hong Kong. Ma l’elemento dirompente era stato scoprire che le triadi cinesi trattavano con i clan camorristici degli Ascione e dei Casalesi.

Secondo il “Rapporto sulle aree settentrionali” dell’Osservatorio cross di Nando dalla Chiesa, l’area a più elevato spessore criminale è la Lombardia, seguita da Veneto, Emilia Romagna e Veneto.

Un nuovo dinamismo è stato evidenziato da alcuni sintomi come l’utilizzo degli incendi come atti intimidatori, l’aumento dei reati fiscali, la crescita di attività commerciali legali rispetto ai “vecchi” laboratori clandestini, un maggior coinvolgimento nella vendita della droga con possibili, ulteriori alleanze di comodo, un costante aumento della prostituzione rivolta ai clienti italiani, sia in strada sia al chiuso, l’incremento della gestione del gioco d’azzardo e delle forme di usura collegate.

Un capitolo a sé meriterebbe la storia di Keke Pan, il “re di via Piave” a Mestre, ma al di là di significativi casi personali, c’è il timore fondato che “Torino e Venezia vengano a costituire due poli di attrazione della criminalità cinese” e questo perché da un lato l’aeroporto di Caselle, dall’altro Tessera e il porto possano essere utilizzati come punto d’arrivo di merce contraffatta , ma anche - come già richiamato sopra - di possibili traffici illeciti di rifiuti.Per non parlare del riciclaggio attraverso il Casinò.

 

 

BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONFERENZA QUESTURA ARRESTO ALBANESI
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONFERENZA QUESTURA ARRESTO ALBANESI

La mafia è per definizione un fenomeno criminale estremamente adattabile. Le mafie in Veneto, anche se non sparano, dimostrano di essere in grado di intaccare il tessuto socio·economico del territorio.

Il Veneto, come altre regioni del Nord, attrae per le possibilità di riciclaggio che le organizzazioni criminali utilizzano per far fruttare i guadagni illegali, mimetizzandoli con investimenti in attività commerciali e imprenditoriali. Preferiscono essere liquide, silenti e invisibili, ma sono capaci di mutare volto. Sono metamorfiche, cangianti nell'aspetto e nelle strategie, ma attive.

Emergono quotidianamente nuovi fatti e vecchie attività, che svelano anche l'altra faccia della stessa moneta, quella della corruzione, che è servita "per coprire le violenze e comprare le coscienze, per guastare l'economia e danneggiare l'ambiente, per asservire la politica e oscurare l'informazione, per svuotare i diritti e innescare processi di disuguaglianza e di perdita di dignità dell'essere umano".

E' necessario superare gli stereotipi, elaborare le nozioni e le esperienze. Cercare e interpretare i segnali nuovi di quella presenza e di quella metamorfosi. Conoscere, raccontare in tempo reale, con parole autentiche, per elaborare nuove strategie culturali di contrasto e valorizzare le sensibilità impegnate quotidianamente nella realizzazione di percorsi di partecipazione corresponsabile, di giustizia, di legalità, di solidarietà.

Per queste ragioni Unioncamere del Veneto e l'Associazione Libera, attraverso un ormai pluriennale protocollo di intesa, stanno portando avanti una solida collaborazione per la diffusione della cultura della legalità e il rafforzamento di rapporti corretti in ambito imprenditoriale ed economico. (...)

La sinergia tra Unioncamere, Libera e gli altri agenti istituzionali e sociali nel mettere in atto anche azioni formative, per individuare il "capitale sociale" dell'illegalità e promuovere gli "anticorpi sociali" della legalità, vede nella nostra regione l'organizzazione e la gestione di interventi nei confronti di coloro che si preparano ad essere futura classe dirigente.

(Giuseppe Fedalto, ex presidente Unioncamere Veneto, prefazione in “Le mafie liquide in Veneto”)

 

 

MARIAN-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-CONFERENZA STAMPA OPERAZIONE BITCOIN,SPACCIO.
MARIAN-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-CONFERENZA STAMPA OPERAZIONE BITCOIN,SPACCIO.

Le mafie italiane e i loro interessi in Veneto: ’ndrangheta innanzitutto, ma anche camorra e cosa nostra. Quali affari gestiscono e dove investono per riciclare soldi sporchi?

Il business della droga, probabilmente il più grosso, è in mano a chi? Quali sono le direttrici del traffico, quali le filiere di distribuzione?

La prostituzione è spesso un business parallelo al traffico di droga o a quello di esseri umani. Come sta cambiando?

Il traffico illecito di rifiuti è un mondo ancora in parte inesplorato: cosa e chi si nasconde dietro la serie di incendi dolosi?

Il traffico di esseri umani non riguarda solo la prostituzione ma anche il business dei migranti (una zona d’ombra tra legale e illegale) e quello del caporalato.

 

 

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