Cafiero De Raho: le mafie a Nordest corrompono la politica

Il procuratore nazionale antimafia con Libera a Trieste: "Sempre più affari, sempre meno territorio. I segnali sono molto chiari"
Lasorte Trieste 03/02/19 - Teatro Miela, Conferenza Finale, Associazione Libera
Lasorte Trieste 03/02/19 - Teatro Miela, Conferenza Finale, Associazione Libera

TRIESTE.  «Le mafie hanno un modo insidioso di graduale infiltrazione nei territori in cui si è meno predisposti a cogliere i segnali delle loro presenze».

A Nordest «segnali ce ne sono stati diversi». «Oggi le mafie si pongono nel territorio con società: sono  sempre più affari e meno territorio. Eppure sono tantissimi gli appartenenti alle organizzazioni mafiose presenti nel nord Italia. Laddove non sono apparentemente presenti è perché probabilmente non le si è cercate a sufficienza».

Lo ha affermato il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, in occasione di «Contromafiecorruzione» promosso a Trieste da Libera.

Parlando di «segnali», Cafiero De Raho ha portato ad esempio «gli arresti nel maggio 2018 per il deposito fiscale presso il porto di Trieste di tre soggetti pregiudicati sui quali si sta approfondendo il loro legame con la camorra» e i recenti arresti nell'amministrazione pubblica ad Aosta.

«Pur nell'ambito di una presunzione generale di innocenza di chi è sottoposto a indagini, è certo che ci sono segnali molto forti».

E la corruzione, ha aggiunto, «è diventata lo strumento attraverso il quale le mafie si infiltrano nei rapporti con i rappresentanti delle amministrazioni locali, della politica. Oggi non c'è nemmeno più la consegna di danaro: c'è qualcosa in più, c'è la prospettiva di affari, quindi vi è una convenienza economica che spinge coloro che si avvicinano alle mafie a trattare con le stesse».

Per arginare il fenomeno «le commissioni antimafia di 16 regioni si stanno muovendo per organizzarsi e avviare monitoraggi per verificare la coerenza economico finanziaria delle società che investono rispetto al loro contenuto e forza economica».

Il «primo strumento» di contrasto, ha infine ricordato De Raho, si basa su «cultura, coesione, aggregazione, condivisione consapevolezza di dover far propri i valori della Costituzione, i diritti e il rispetto della dignità umana. Se si crea un circuito favorevole positivo di questo tipo, probabilmente la mafia non avrebbe più il terreno per potersi sviluppare».

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