Toxoplasmosi, un rischio gestibile. Ecco come prevenire il contagio

Nelle donne in gravidanza può avere ripercussioni sul feto, ma bastano alcuni accorgimenti per tutelarsi

Simonetta Zanetti
Una cucciolata di mici
Una cucciolata di mici

La toxoplasmosi è una malattia infettiva causata dal parassita Toxoplasma gondii. Sebbene spesso asintomatica o con sintomi lievi, può avere conseguenze gravi, specialmente se contratta in gravidanza. Il legame tra la toxoplasmosi e i gatti è noto, ma spesso frainteso, generando preoccupazioni eccessive.

Il Toxoplasma gondii ha un ciclo vitale che coinvolge ospiti intermedi (come roditori, uccelli e altri mammiferi) e un ospite definitivo, il gatto domestico e altri felidi. I gatti si infettano nutrendosi di carne cruda o poco cotta o ingerendo oocisti presenti nell’ambiente.

Una volta infettato, elimina con le feci le oocisti, forme infettive del parassita, per un periodo di 1-3 settimane, generalmente solo alla prima infezione. Le oocisti diventano infettive dopo 1-5 giorni dall’emissione e possono sopravvivere nell’ambiente (terreno, sabbia) per mesi o anni.

I rischi

Se la madre contrae l’infezione per la prima volta durante la gestazione, il parassita può infettare il nascituro. Le conseguenze dipendono dal periodo in cui avviene l’infezione materna: nel primo trimestre il rischio di trasmissione è di circa il 10-25%, ma le conseguenze sono più gravi, potendo portare ad aborto spontaneo e gravi malformazioni cerebrali.

Nel secondo trimestre aumenta (circa 30-50%) ma le manifestazioni cliniche possono essere meno gravi anche se significative (problemi neurologici, oculari e a volte uditivi). Nel terzo trimestre il rischio di trasmissione è massimo (circa 60-80%) ma le manifestazioni cliniche tendono ad essere più lievi, potendo presentarsi alla nascita in forma subclinica o con sintomi ritardati, come problemi visivi o neurologici che si manifestano anni dopo. Il rischio per il feto esiste solo se la madre contrae l’infezione per la prima volta durante la gravidanza. Se è già immune non c’è alcun rischio per il feto.

La prevenzione

Il rischio di contrarre la toxoplasmosi dal proprio gatto è spesso sovrastimato e piuttosto basso, a patto di adottare adeguate misure igieniche. I gatti eliminano le oocisti generalmente solo alla prima infezione, spesso da giovani. Se vivono in casa, nutriti con cibi commerciali cotti e non cacciano o non escono, hanno un rischio molto basso di essere infetti.

Le principali fonti di infezione per le donne in gravidanza sono, in ordine di probabilità: consumo di carne cruda o poco cotta, contatto con terriccio contaminato (giardinaggio, manipolazione di verdure dell’orto non lavate), contatto con lettiere infette non pulite.

Per prevenire la toxoplasmosi cuocere la carne a temperature elevate (almeno 70°C) per uccidere il parassita. Il congelamento profondo (-20°C per 24 ore) può ridurre ma non eliminare il rischio. Lavare frutta e verdura soprattutto se consumate crude e sbucciarle quando possibile. Lavare sempre le mani con acqua e sapone dopo aver manipolato carne cruda, frutta o verdura non lavate, prima di mangiare e dopo aver toccato il terreno o la sabbia. Evitare latte non pastorizzato e uova crude.

Le misure relative al gatto sono importanti ma secondarie rispetto all’alimentazione): pulire – indossando guanti monouso – o meglio far pulire quotidianamente la lettiera: le oocisti non sono infettive nelle prime 24 ore. Nutrire il gatto con cibo commerciale o carne ben cotta, limitarne le uscite o adottare precauzioni maggiori.

Un veterinario può testarlo per la presenza di anticorpi anti-Toxoplasma, tuttavia i test sono più indicativi dell’esposizione che dello stato di eliminazione. Spesso è sufficiente adottare le misure igieniche preventive. Non è necessario allontanare il gatto durante la gravidanza: i benefici della compagnia animale superano di molto i rischi, purché si presti attenzione.

Molte donne sieronegative convivono serenamente con i loro gatti senza contrarre la toxoplasmosi. In caso di dubbi consultate il veterinario: è scientificamente provato che i bambini che crescono con animali domestici hanno giovamento sia dal punto di vista immunitario che psicofisico. —

 

In collaborazione con l’Ordine dei medici veterinari di Padova

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