Svolta sulla peritonite infettiva felina: «Grazie ai farmaci non è più fatale»
Fino a poco tempo fa la malattia virale causata dal coronavirus dei gatti non perdonava: «Serve una diagnosi precoce»

La Fip (dall’inglese Feline infectious peritonitis) è una malattia virale complessa e, fino a poco tempo fa, quasi sempre fatale nei gatti. È causata da una mutazione del comune coronavirus felino (FCoV), un virus intestinale molto diffuso e generalmente innocuo.
Solo in una piccola percentuale di gatti infetti, muta in una forma aggressiva che si diffonde nell’organismo, provocando la Fip.
Le Forme della Malattia
La Fip si manifesta in due forme principali, sebbene i sintomi possano variare enormemente: essudativa o “umida”, è caratterizzata dall’accumulo di liquido nell’addome e/o nel torace, che causa gonfiore addominale o difficoltà respiratorie. È spesso la forma più rapida e aggressiva.
Poi c’è quella non essudativa o “secca”, una forma più subdola e difficile da diagnosticare, poiché i sintomi dipendono dagli organi colpiti (reni, fegato, occhi o sistema nervoso). Può presentare disturbi neurologici, problemi alla vista o lesioni organiche.
I sintomi iniziali sono spesso aspecifici, come febbre persistente, letargia, perdita di peso e inappetenza, rendendo la diagnosi un processo che richiede esami specifici.
La Svolta Terapeutica
Il panorama della Fip è stato rivoluzionato dalla scoperta di potenti antivirali in grado di inibire la replicazione del coronavirus felino mutato. I principi attivi che hanno dimostrato un’efficacia straordinaria, con tassi di remissione superiori all’80% se somministrati correttamente, sono il GS-441524 – il metabolita attivo di un altro farmaco, il Remdesivir – e il Remdesivir stesso, un farmaco antivirale a uso umano, originariamente sviluppato contro l’Ebola e impiegato contro il Covid.
Nei gatti, viene metabolizzato nel principio attivo GS-441524. Questi farmaci non curano i sintomi, ma eliminano la causa della malattia, consentendo al gatto di recuperare completamente.
La Rivoluzione in Italia
Per anni, l’uso di questi farmaci, pur essendosi dimostrati efficaci a livello internazionale, è stato limitato da difficoltà normative. Il GS-441524 non era registrato per uso veterinario, alimentando un complesso e rischioso mercato nero (spesso gestito tramite gruppi online) dove proprietari disperati acquistavano il farmaco illegalmente, a prezzi elevati e senza garanzie sulla qualità o la posologia.
Fortunatamente, in Italia la situazione è radicalmente cambiata grazie a recenti aperture normative promosse da ministero della Salute e Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco).
L’Autorizzazione Ufficiale
Oggi, i medici veterinari italiani hanno finalmente strumenti legali e controllati per trattare la Fip. L’autorizzazione all’uso del Remdesivir autorizzato dal ministero della Salute a uso veterinario, in deroga, per il trattamento della Fip. I veterinari possono ora prescrivere questo farmaco umano (Veklury) tramite ricetta elettronica, assumendosi la responsabilità diretta del trattamento.
Quindi ci sono le preparazioni galeniche a base di di GS-441524 per uso orale. Ciò significa che farmacie autorizzate possono allestire formule personalizzate e sicure (spesso prive di eccipienti irritanti come l’alcool, presenti nelle vecchie formulazioni iniettabili illegali), su specifica ricetta veterinaria.
Questo ha reso la terapia più accessibile, personalizzabile e meno traumatica per il gatto, specialmente con la somministrazione orale. Queste decisioni hanno segnato una svolta storica, sostituendo l’incertezza del mercato nero con la sicurezza e la supervisione del medico veterinario.
Prospettive e Raccomandazioni
Nonostante i progressi, la Fip resta una malattia complessa e la terapia è spesso lunga (tipicamente 84 giorni) e costosa. Tuttavia, sapere che non è più una sentenza di morte, ma una patologia curabile, è un enorme sollievo.
La rapidità di diagnosi e l’inizio precoce della terapia sono fondamentali per massimizzare le possibilità di successo. Se si sospetta che il gatto sia affetto da Fip, rivolgersi subito al veterinario.
***
In collaborazione con l’Ordine dei Medici Veterinari di Padova
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova



