Addio a Boskov: portò la Samp allo scudetto con umanità e ironia

BELGRADO. A pochi giorni dalla scomparsa del tecnico del Barcellona Tito Vilanova, nuovo lutto nel mondo del calcio: è morto Vujadin Boskov. Il grande tecnico serbo aveva 82 anni (ne avrebbe compiuti...
Yugoslav team coach Vujadin Boskov (L) gestures while Albert Nadj (R) and Goran Djorovic (C) look on during their team's morning training in Katelijne Water on Friday, 09 June 2000. ANSA/ /SRDJAN SUKI
Yugoslav team coach Vujadin Boskov (L) gestures while Albert Nadj (R) and Goran Djorovic (C) look on during their team's morning training in Katelijne Water on Friday, 09 June 2000. ANSA/ /SRDJAN SUKI

BELGRADO. A pochi giorni dalla scomparsa del tecnico del Barcellona Tito Vilanova, nuovo lutto nel mondo del calcio: è morto Vujadin Boskov. Il grande tecnico serbo aveva 82 anni (ne avrebbe compiuti 83 il prossimo 16 maggio) ed era una figura popolare in Italia dove ha allenato Ascoli, Roma, Sampdoria, Napoli e Perugia. Proprio con il club blucerchiato Boskov, che in carriera ha guidato anche Real Madrid, Feyenoord, Vojvodina e la Nazionale jugoslava, conquistò uno storico scudetto nel 1991, arrivando in finale di Coppa dei Campioni l’anno dopo, sconfitta dal Barcellona. I suoi funerali si svolgeranno domani a Begec, sua cittadina d’origine a 15 chilometri da Novi Sad.

Una carriera ricca di soddisfazioni, la sua:sulla panchina blucerchiata vinse anche la Coppa delle Coppe (1990), due Coppe Italia (1988 e 1989) e una Supercoppa italiana (1991). Ad Ascoli invece, nella stagione 85-86, conquistò la promozione in A. All’estero, Boskov ha centrato la Coppa d’Olanda con il De Haag (1975), la Liga e due Coppe del Re in Spagna con il Real Madrid, dove arrivò anche in finale di Coppa dei Campioni.

Un ottimo allenatore ma soprattutto un uomo di grandi qualità, un po’ papà e un po’ filosofo, amato e apprezzato da giocatori e tifosi. Il suo repertorio di battute circola ancora sul web: «Rigore è quando arbitro fischia»; «Gullit è come cervo che esce di foresta»; «Se io sciolgo il mio cane, lui gioca meglio di Perdomo»; Un giocatore con due occhi deve controllare il pallone e con due l’avversario». Innumerevoli gli attestati di stima e cordoglio: «Grande uomo dotato di umorismo acuto e intelligente, fu lui a farmi esordire in serie A», ricorda Francesco Totti; «Maestro immenso, sarai sempre con noi», recita il sito della Sampdoria. «Per noi era un fratello maggiore», afferma Roberto Mancini, che fu protagonista della cavalcata doriana. «Un grande tecnico, un fiero avversario, un uomo speciale. Ciao mister», fa eco la Juventus.

La sua era una filosofia spicciola ma efficace, perché «L’allenatore deve essere al tempo stesso maestro, amico e poliziotto», tanto per citare un’altra per la Boskov era questo e tanto altro e, anche se banale da dire, lascia un grande vuoto. Del resto come amava dire, «Gli allenatori sono come i cantanti lirici. Sono molti e anche bravi, ma soltanto due o tre possono cantare alla scala di Milano». E i suoi acuti mancheranno a tutti.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova