Alle radici di Tombolo, Vigontina, San Paolo: «I ragazzi sono il nostro orgoglio»

Dopo una serie di gestioni dissennate, in via Canestrini Luise e un gruppo di genitori volonterosi hanno tenuto in piedi una realtà che ora lavora con l’Atalanta

PADOVA.

Appena messo piede all'interno degli impianti di via Canestrini, dietro l'Ospedale Sant'Antonio, impianti di proprietà della Curia ma gestiti dal Csi, l'occhio si posa inevitabilmente su quel lungo striscione appeso ad una rete che fa subito capire dove siamo: “Scuola calcio elite Vigontina San Paolo - Atalanta affiliazione 1907”. Due campi in erba per il calcio a 11, tre campetti appaiati, di cui uno in sintetico, per il calcio a 5 e la palazzina che ospita gli uffici della società. Già, il San Paolo. Verrebbe da dire: “C'era una volta...”, a ricordare i bei tempi che furono, la valenza nel panorama del calcio cittadino che aveva allora il club gialloazzurro (oggi bianconero), arrivato a calcare le scene della Serie D per alcune stagioni prima di fallire in modo clamoroso, causa gestioni dissennate. Eppure, pur avendo rischiato di sparire dalla geografia padovana, è da qui che bisogna partire per capire che cosa sta accadendo nell'universo giovanile del football locale.

POCHI MA BUONI

«Sarebbe facile affermare che impegnarsi nel calcio giovanile oggi è una cosa da pazzi: le soddisfazioni sono poche, i costi esagerati e l'impegno di tenere in piedi una società del genere è stato ed è tuttora faticoso». Non vorrebbe aggiungere altro Fabio Luise, uno dei quattro soci (gli altri tre sono Cristian Bozzato, Ennio Marini e Romeo Vilnai) della neonata TomboloVigontina San Paolo, costituita nel luglio 2018, dopo la cessazione dell'attività della Luparense San Paolo, subentrata a sua volta all'Atletico San Paolo, titolo rilevato dal giudice fallimentare, che aveva.... seppellito il vecchio San Paolo pieno di debiti. «Più che ai giovani, allora si pensava a qualcos'altro, e questo è stato un errore madornale, sia in termini economici che sul piano sportivo», prosegue Luise. «Il sottoscritto e un gruppo di genitori, che si sono impegnati moltissimo, hanno tenuto in piedi questa realtà, che altrimenti sarebbe andata a catafascio», rivendica ancora.

GLI SCOPI

Muoiono, o sono già estinti, tanti club, piegati dall'impossibilità di sostenere le spese di conduzione e di allestire più squadre per partecipare ai vari campionati, eppure in via Canestrini, orgogliosi di avere la collaborazione con la Dea e in passato di essere stato uno dei centri tecnici del Milan, si va avanti ogni fine settimana con entusiasmo e spirito di sacrificio. «Il San Paolo partecipa ai maggiori tornei giovanili regionali e sperimentali. Fare calcio per noi ha anche uno scopo sociale, qui ci sono ragazzi e famiglie, parlo del circondario di Padova, dove si fatica a sostenere i costi dello sport e che vanno aiutati economicamente», chiarisce Luise. Poi ti capita anche di costruirti un campioncino in casa e allora la soddisfazione è doppia: «Abbiamo dato un 2004, Vincenzo De Palma, difensore centrale, all'Atalanta appunto, con cui siamo affiliati, e potete immaginare quanto ci abbia fatto piacere».

I VALORI

Sono 350-360 i tesserati della società, seguiti da una trentina di allenatori. A parte la prima squadra (ultima in Eccellenza), si contano 5 formazioni tra Juniores, Allievi e Giovanissimi, più 10 squadre ufficiali della Scuola Calcio e altre 12 dell'Academy Vigontina. La quota d'iscrizione, per ogni bambino o ragazzo, è di 450 euro, il che assicura 171 mila euro all'anno alle casse sociali. Il primo valore che s'insegna ai ragazzi? Cercare di far riscoprire loro la passione che sta dietro ad uno sport. La risposta in termini di presenza al campo c'è, ma spesso ci accorgiamo che manca proprio lo spirito di impegnarsi a fondo».

Compito mica facile quello di convincerli, ma al San Paolo (e a Busa di Vigonza, il secondo stadio dove ci si allena) sono convinti di riuscire nello scopo. L'altra sfida da provare a vincere è quella di reperire sponsor in grado di garantire un sostegno finanziario: «Una stagione ci costa fra i 280 e i 300 mila euro», conclude Luise, «e l'ideale per noi sarebbe trovare uno sponsor di riferimento unico o in alternativa più sponsor medio-piccoli, che coprano un ampio bacino. È come scalare una montagna, lo so, ma pensiamo di essere credibili ai massimi livelli, dopo le tante traversie subìte. E vogliamo sperare che qualcuno sposi il nostro progetto. Sarebbe il più bel gol che potremmo mettere a segno». —


 

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