Azzurri, dischetto amaro

Qualcuno giura di aver visto oscillare anche la Tour Eiffel quella notte del 12 luglio 1998. Parigi festeggiava la vittoria sportiva più inseguita e desiderata. I Bleus sul tetto del mondo del pallone, l’orgoglio francese che può finalmente liberarsi dopo decenni di invidie nei confronti di italiani e tedeschi.
La faccia del trionfo è quella di Zinedine Zidane, simbolo della Francia di fine millennio: razze che convivono, fantasia e potenza. Quella della sconfitta è quella stralunata di Ronaldo, leader del Brasile travolto nella finale di Saint Denis. Sono loro i protagonisti dell’ultimo atto di un Mondiale non entusiasmante, senza sfide speciali, rivelazioni e sorprese.
L’inquieto e introverso Zidane diventa l’uomo decisivo. Nella notte del trionfo usa la testa non per abbattere avversari – come accadrà otto anni dopo con Marco Materazzi – ma per segnare due gol che decidono la sfida (finisce 3 a 0, l’ultima rete è di Emmanuel Petit). Il ragazzo di Copacabana invece si sente male prima della finale, convulsioni negli spogliatoi, mistero, sospetti e paure, poi comunque in campo per una presenza impalpabile: senza il suo talento il Brasile s’arrende prima di combattere. L’Italia esce ai quarti di finale senza perdere mai. Eliminata dalla Francia futura campione del mondo ai calci di rigore. Vittima ancora una volta della maledizione del dischetto come otto anni prima a Italia ’90 (semifinale con l’Argentina) o quattro anni prima negli Stati Uniti (finale con il Brasile).
Non è una squadra irresistibile, quella allestita da Cesare Maldini, ma solida e concentrata. Può contare sulla solita difesa attenta e determinata, sulla vena realizzatrice di Bobo Vieri (cinque gol, secondo solo al croato Davor Suker che con sei reti vince il titolo di capocannoniere del mondiale), e sulle fiammate di fine carriera di Roberto Baggio. Tra gli azzurri Alessandro Del Piero, il più atteso, si conferma fragile in occasione dei grandi eventi. Maldini punta su di lui, ma l’esplosione del talento juventino non arriva, neanche nella sfida decisiva con i francesi e restano i rimpianti sulla parziale utilizzazione di Baggio.
Nel girone di qualificazione comunque l’Italia non ha problemi: dopo uno stentato pari con il Cile (2-2 con reti di Vieri e Roby Baggio), arrivano le vittorie su Camerun (3-0, doppietta di Vieri e gol di Gigi Di Biagio) e Austria (2-1 ancora Vieri e Roby Baggio). Tutto facile anche negli ottavi contro la Norvegia battuta con il solito gol di Bobo Vieri. Il Mondiale azzurro finisce nei quarti: l’ultima immagine è quella di Di Biagio sconsolato che vede il suo calcio di rigore morire sulla traversa della porta di Fabien Barthez.
La Francia aveva attaccato di più ma nel corso dei tempi supplementari un tiro di Roberto Baggio aveva accarezzato il palo. Sarebbe stato il golden gol e sarebbe stata un’altra storia con altri sorrisi sotto l’Arc de triomphe. Invece restano le lacrime di Vieri consolato da Zidane che già pregusta il suo trionfo.
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