Azzurro Balaso «Noi gli outsider in Polonia»
Dopo l’oro con l’Under 23, il libero padovano chiamato da Blengini: «Il lavoro paga sempre»

PADOVA. Ne ha fatta di strada, “Fabietto”. Tanta, sino ad arrivare in Polonia, tra i 14 azzurri che il Ct “Chicco” Blengini porterà con sé per gli Europei di volley in programma da giovedì 24 al 3 settembre, con l’Italia inserita nel girone B e opposta a Germania, Slovacchia e Repubblica Ceca nella città di Stettino. In fondo, Fabio Balaso completa così un cammino da predestinato, costellato di bagher e tuffi, piegamenti sulle gambe e voli, iniziato quando, appena sedicenne, esordiva da libero nella sua Trebaseleghe con la maglia del Silvolley, nel campionato di Serie B/1. Oggi, che gli anni alle spalle sono quasi 22 (li compirà il 20 ottobre), è quasi un veterano, forte di cinque stagioni trascorse tra A/1 e A/2 a Padova, punto di riferimento della Kioene e di tutto il movimento pallavolistico del territorio. Fabio, la maglia azzurra l’ha indossata spesso, conquistando anche la medaglia di bronzo ai Mondiali Under 23, ma quella che inizierà oggi con la partenza da Fiumicino è la sua prima avventura fra i “grandi”.
Cosa si prova?
«Sono stato confermato nel gruppo settimana dopo settimana, non posso che essere contento. Lo sarei stato anche senza la convocazione agli Europei, ma ovviamente poterli giocare è un’altra cosa. Allo stesso tempo ho cercato di rimanere tranquillo come sempre, aiutato da un gruppo che subito si è dimostrato affiatato».
Con qualcuno dei nuovi compagni aveva già vissuto la trafila del settore giovanile.
«Sì, con Spirito e Ricci abbiamo vinto la medaglia iridata Under 23 nel 2015 e ormai non sono soltanto compagni ma anche amici. E poi con me agli Europei ci sarà Luigi Randazzo, che ritroverò anche alla Kioene la prossima stagione: un bravissimo ragazzo, che s’impegna molto in quello che fa».
Le hanno dato qualche soprannome?
«Mi chiamano sempre “Fabietto” o “Balasino”, un po’ perché sono il più giovane, un po’ per l’altezza, dato che sono tra i più piccolini».
In quasi tutte le amichevoli, Blengini l’ha alternata a Colaci, utilizzando il più esperto libero di Perugia in ricezione e lei in difesa. C’è rivalità fra voi?
«No, anzi, è il giocatore che più mi ha sostenuto in queste settimane. Diciamo che è una sorta di fratello maggiore».
Dove ritiene di poter ancora migliorare?
«Proprio in ricezione. Negli altri fondamentali invece credo di essere a buon punto, anche se si può sempre crescere. Non credo mi manchi la personalità: penso di aver dimostrato di sapermela cavare senza abbattermi nei momenti in cui le cose non riescono come dovrebbero».
Modelli a cui s’ispira?
«Anche qui non ho dubbi: Grebennikov, il libero della Francia e di Civitanova. È lui il migliore, avere riferimenti alti serve da stimolo».
Se, come si spera, passerete il turno, potreste affrontare proprio la Nazionale transalpina nella fase eliminatoria. Sarebbe un quarto di finale da urlo.
«La Francia difende il titolo conquistato due anni fa in Bulgaria ed è la squadra da battere. L’altra grande favorita per me è la Polonia, che oltre a essere campione del mondo in carica ha anche il vantaggio di giocare in casa».
E l’Italia, dove sta nei suoi pronostici?
«Qualcuno ha detto che potremmo essere gli outsider del torneo ed è un’immagine che mi piace. In questi due mesi di preparazione ho capito che abbiamo i mezzi per dire la nostra, non siamo i favoriti ma credo che nessuno ci affronterà volentieri».
Di certo sarà un’Italia diversa da quella che ha portato a casa l’argento ai Giochi di Rio, se non altro perché mancheranno Juantorena e Zaytsev. Per quanto riguarda quest’ultimo, è inevitabile chiederle un’impressione sul caso che ha visto lo “zar” escluso dalla Federazione per la querelle sulle scarpe.
«Sulle decisioni prese dalla Federazione non possiamo entrare. Non nego che la cosa ci ha preso un po’ alla sprovvista, sinceramente m’immaginavo che si sarebbe trovata una soluzione. Dispiace che sia andata così perché perdiamo un gran giocatore, ma in queste settimane abbiamo cercato di non farci influenzare dalle polemiche».
Lavorare a testa bassa è l’unica risposta?
«È anche quello che dico sempre ai ragazzi che vengono a vederci giocare e mi chiedono consigli o a quelli che incontro quando andiamo a parlare nelle scuole: allenatevi tanto e impegnatevi, perché il lavoro dà sempre i suoi frutti».
È ciò che le dice anche Baldovin a Padova?
«Sì. L’ho sentito spesso in queste settimane. Mi scrive e mi telefona, chiedendomi cosa succede e sostenendomi».
Ringrazia lui in particolare, per essere arrivato qui?
«In realtà non c’è una sola persona. I nomi da fare sono parecchi, per cui preferisco dire che ringrazio tutta la società, che mi è sempre stata vicina, ogni persona con il suo ruolo».
A proposito di ruoli: il suo, ormai, è quello della bandiera, in casa Kioene. Tanto più dopo una campagna di rafforzamento come quella conclusa a luglio, che ha rivoluzionato la rosa.
«È cambiata molto, sì, e sono arrivati elementi di livello e di esperienza, a partire da Travica al palleggio. È presto per sbilanciarci nei pronostici, ma ci vedo almeno a metà classifica: possiamo tornare a disputare i
playoff
».
E Sara, la sua “storica” fidanzata, cosa dice?
«Sara è una ragazza del mio paese. Non gioca a pallavolo, fa danza, ma l’ho conosciuta proprio in palestra, perché veniva a vedermi quando ero al Silvolley. È contenta per quello che sta succedendo, come lo sono mamma Adriana e papà Leonardo. Per fortuna anche se i raduni sono stati frequenti, ogni volta avevamo alcuni giorni per staccare e io sono tornato a casa e li ho trascorsi con loro».
Dopo Andrea Zorzi, ecco un altro azzurro partito dal vivaio di Trebaseleghe. Ne ha fatta di strada, “Fabietto”.
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