Balotelli tra scoop e scorte Quando l’eccesso fa notizia

La strada dell’eccesso conduce al palazzo della saggezza, sosteneva il poeta William Blake. Le cose sono due: o Blake, essendo vissuto 200 anni fa, non conosceva Mario Balotelli, oppure ognuno ha la sua “strada” e quella di Supermario è tipo la Salerno-Reggio Calabria.
Balotelli ha una capacità disarmante di far parlare di cosa combina, il luogo in cui ciò accade ormai è un optional: campo da calcio, discoteca o via del centro, fa lo stesso. In questo, va detto, la scelta di andare in Premier League sembra disastrosa: anche qui a Cracovia è tampinato da gite organizzate di giornalisti d’Oltremanica. Se John Terry fosse bravo in marcatura come loro, l’Inghilterra chiuderebbe l’Europeo senza prendere un gol.
La scorta. Nei pochi momenti di libertà, gli azzurri girano sereni per Cracovia. Possono farlo. Balotelli no. Lo seguono sempre 2-3 armadi, che non sono bodyguard bensì agenti polacchi.
La ragione è doppia. Da una parte la Uefa vuole tutelarlo per i timori (mai nascosti) di episodi di razzismo. Dall’altra anche la Figc cerca di proteggerlo dalla caccia allo scoop dei tabloid inglesi. Uno di questi ha scritto che Mario ha fatto le ore piccole in un night a Cracovia, peccato che quella sera gli azzurri fossero tutti chiusi e belli tranquilli nel loro albergo di Wieliczka.
Quelle foto. Poi è chiaro che Balotelli ci mette del suo. Ad esempio lunedì, quando ha scoperto che un paio di paparazzi lo stavano seguendo in piazza Rynek, si è girato verso di loro tuonando: «Occhio perché vi vedo, statemi lontani». Ora: ti chiami Mario Balotelli, cammini nella piazza principale di Cracovia alle sei di sera, oltretutto con una ragazza, come puoi pensare che nessuno ti consideri? Nella vita, caro Mario, hai già tanti vantaggi: qualcosa dovrai pur pagare alla cassa. Poi si può discutere sulla moralità della situazione, ma questa è un’altra storia.
Il rapporto coi compagni. Se nell’Inter c’era chi ormai non gli parlava neanche più (uno è proprio Thiago Motta), qui all’Europeo è riuscito a instaurare un buon rapporto coi compagni, o almeno con molti di loro. Certo, con Mario non si discute dello spread che sale o del numero degli esodati. Ma la sua compagnia è considerata piacevole, se presa a piccole dosi.
Per certi versi è come un bambino: si appassiona a tutto, ma poi si annoia dopo cinque minuti. Che sia una partita di biliardo con Antonio Nocerino o un film nella sala-cinema col resto della squadra. Però è divertente, mette allegria, e ha il merito di non arrabbiarsi quando gli scherzi è lui a subirli. Oltre a mostrare un grande rispetto per Cesare Prandelli.
Razzismo: l’Uefa indaga. In mezzo a tutto questo (che può far sorridere) va però segnalata l’apertura di un’inchiesta interna, da parte della Uefa, su presunti cori di razzismo contro Mario da parte dei tifosi spagnoli (che non può far sorridere).
Lo ha annunciato ieri il portavoce della Confederazione del calcio europeo, Robert Faulkner, in un incontro con i giornalisti a Varsavia. «Ci sono giunte informazioni su presunti cori razzisti durante le partite Spagna-Italia e Russia-Repubblica Ceca e la Uefa ha deciso di effettuare verifiche, anche se non è stato avviato alcun procedimento disciplinare». Gli episodi riguardano appunto Balotelli e il giocatore di colore ceco Theodor Gebre Selassie.
Sinceramente, durante Italia-Spagna, questi cori non li abbiamo sentiti. Vero che è partito un coro “Balotelli hijo de puta” dopo un fallo di Mario sotto la curva dei tifosi spagnoli, ma chi frequenta gli stadi sa che il razzismo ultrà si esprime in altri modi.
Intanto gioca... Comunque Mario si fa scivolare tutto addosso, vive un po’ nel suo mondo e spesso le critiche (come quelle per il gol sbagliato) gli fanno lo stesso effetto di un bicchiere di spuma agli inglesi. Prandelli ci ha parlato lunedì mattina di ritorno da Danzica e anche ieri. Vuole dargli fiducia, sa che l’attacco azzurro senza Supermario perde potenza. Ma serve il Balotelli vero. «Fai cose semplici – gli ha detto – perché non puoi vincere la partita da solo. Più cerchi cose difficili e più ti incasini. Se vai in profondità, non ti ferma nessuno». Già, la profondità. In attesa di trovarne un po’ anche nella vita.
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