Retrocessione Cittadella, il giorno dopo tra rabbia e incredulità
Gabrielli: «Il calcio non è matematica e non è solo soldi». E Dal Canto: «Mi spiace aver deluso chi ha creduto in noi»

«Il Cittadella non finisce qui, va avanti e cercherà da subito di riappropriarsi di un palcoscenico che l’ha visto protagonista nell’ultimo decennio». Nonostante il comprensibile scoramento al triplice fischio della gara con la Salernitana, Andrea Gabrielli si è presentato in sala stampa nella lunga notte della retrocessione. E, a chi è più navigato, le sue parole hanno riportato alla mente quelle pronunciate il 22 maggio 2015, in una notte non meno dolorosa. L’avversario era il Perugia, si era sempre al Tombolato, bisognava vincere per salvarsi e invece finì con un altro 0-2. Identico ad allora il messaggio lanciato dal numero uno del Cittadella: ripartiremo per riprovarci.
Una domanda rimane però nell’aria: si poteva investire di più per rafforzare la rosa? «Il calcio non è matematica e non è solo soldi – risponde Gabrielli –. Altri hanno speso molto di più e si ritrovano dove siamo noi. Ci conoscete, siamo sempre stati coerenti con la nostra politica, sapendo di correre dei rischi, inevitabili nel contesto di un campionato in cui ci sono quattro retrocessioni, che sono parecchie sul totale delle partecipanti. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio mantenendo la mentalità di sempre, quella che ci ha consentito di realizzare grandi cose, con 17 stagioni sulle ultime 18 trascorse in B».
Troppo recente la delusione per analizzare nello specifico gli errori commessi: «Sono stati tanti, in un campionato nato storto. Lo ricorderete, la prima giornata si è giocata proprio a Salerno: vincevamo 1-0 e abbiamo subito due gol nei minuti di recupero. Molti episodi non sono girati per il verso giusto e avremo bisogno di un po’ di tempo per far sedimentare tutto, ragionando con calma assieme a Stefano (Marchetti, il direttore, ndr)».
Però, chiarisce Gabrielli, si ripartirà: «Dobbiamo ricaricarci cercando di tornare allo spirito del 2015, quando siamo retrocessi per poi risalire già nella stagione successiva. Non sarà facile, sappiamo che la Serie C è una palude da cui non è semplice tirarsi fuori, ma siamo pronti ad affrontarla con la carica giusta, anche per i nostri tifosi: li abbiamo visti riempire il Tombolato e formare un gruppo importante di sostenitori che, spero, non ci lascerà. Il rammarico e il risentimento ora covano nella testa di tutti, ma l’unica cosa da fare è voltare pagina. La società sostiene il Cittadella da più di cinquant’anni, la solidità alle spalle è importante. La voglia di rilanciarsi c’è tutta». E resterà in piedi il progetto di restyling dello stadio: «Ogni anno in cui operiamo interventi retrocediamo, era già successo proprio nel 2015 con i lavori in Tribuna Est. Il progetto stadio è a lungo termine e a grande respiro, non si ferma solo perché non siamo più in Serie B. I tempi sono da fissare assieme al Comune, ma andremo avanti».
Anche se annunci non ce ne sono, è chiaro che il Cittadella in Serie C non avrà Alessandro Dal Canto in panchina. «Non è il momento per pensarci», afferma il digì Marchetti. «Sono in scadenza di contratto, non ci sono opzioni di prolungamento – chiarisce lo stesso allenatore trevigiano, che poi non si nasconde –. Il rimpianto più grosso? Aver deluso chi aveva creduto in noi, in primis la famiglia Gabrielli, il direttore, i tifosi. Da anni il Citta non retrocedeva, cascarci dentro è brutto. Cosa avrei potuto fare di più? Salvarlo. Questa era un’opportunità per tutti e, oggi, non c’è più. Ognuno farà le sue analisi, prima di tutto su sé stesso. Ma non aver ricambiato la fiducia ricevuta mi dispiace».
Per poi soffermarsi su quelle scelte di formazione che, contro la Salernitana, hanno fatto discutere: «Non è che bevo, l’avevo già chiarito nel pre-partita che la formazione l’avrebbe fatta l’elenco degli arruolabili: Okwonkwo è sceso in campo grazie alle infiltrazioni, Diaw si è reso disponibile non avendo nemmeno svolto la rifinitura, Pandolfi si trascina problemi da tanto, avevo solo Rabbi in attacco e si è rotto nel primo tempo. E, comunque, non siamo retrocessi perdendo con la Salernitana, ma prima. Avevamo quattro scontri diretti per rimettere in piedi la stagione, invece abbiamo colto solo un punto. Sarebbe bastata una vittoria lì».
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