Bedorin è pronta per la sfida iridata Ironman Sud Africa
PADOVA. «Non è mai troppo tardi» è il titolo di un film e la frase che ispira le imprese di chi decide che è arrivato il momento di provarci. Per alcuni atleti, trent’anni è l’età del ritiro; per altri l’età dell’inizio. Giulia Bedorin, che di anni ne compirà 32 fra pochi giorni, ha già pronto un biglietto aereo per il Sudafrica, dove il 1° settembre parteciperà al campionato del mondo Ironman 70.3.
È una qualificazione centrata subito, dopo tantissimi anni di sport e, paradossalmente, i conti con l’età. «Ho deciso solo l’anno scorso di puntare al mezzo ironman – racconta -: cominciavo a fare fatica a tenere i ritmi veloci delle distanze più brevi. Amo il trail e la montagna e mi sono chiesta: “E se fosse il caso di allungare le distanze e lavorare sulla resistenza?”». Ecco dunque che le distanze, dal triathlon olimpico si dilatano: 1,9 km di nuoto (1,2 miglia) più 90 km in bicicletta (56 miglia) più 21,097 km di corsa, mezza maratona (13,1 miglia), tutti di seguito.
L’ironman 70.3 è il risultato dalla somma delle tre distanze espresse in miglia terrestri. I nuovi programmi di allenamento e una serie di gare provate nel 2017 confermano l’intuizione: «Per età e allenamenti, ero predisposta alle distanze lunghe e lente. Quest’anno, pertanto, sono partita più decisa e con i miei allenatori abbiamo deciso di lavorare fin dall’inizio della stagione con questo obiettivo». Risultato? Qualche settimana fa, Bedorin chiude vincendo nella sua categoria, ottava assoluta, la gara di qualifica per il campionato del mondo di mezzo ironman che si è svolta in Cina. «Prima della gara mi era presa un’ansia – confida – temevo di aver puntato troppo in alto e troppo presto. Devo molto al supporto morale di Leonardo Beggio, il mio allenatore, è stato lui a darmi la carica emotiva». Quattro ore e 49 minuti di gara per un pass per il sogno iridato, costruiti nell’arco di una vita. «Nuoto da quando ero bambina, a livello agonistico da 13 anni. Ora mi alleno circa tre-quattro ore al giorno. I momenti più difficili sono al mattino, quando ci sono gli allenamenti alle 6.30 e se è inverno, è freddo e buio. Il segreto della preparazione è trovare il giusto equilibrio fra carico e scarico: così si riesce e non soffrire. Sono ferma del tutto per un giorno a settimana, per recuperare».
Giulia lavora al mattino nello studio di architettura del padre, dove disegna progetti, segue cantieri e pratiche, mentre al pomeriggio, dopo il secondo allenamento, allena gli Esordienti di nuoto alla piscina comunale di Abano. Tesserata Padovanuoto Triathlon, è allenata da Beggio e da Moreno Daga. «Dopo tutto questo sport, ho bisogni di ritagliarmi del tempo per me e gli amici. La vita dell’atleta richiede equilibrio, anche nel cibo: sono seguita da un nutrizionista ed evito dolci, alcol, latticini, cibi grassi ed elaborati, ma mangio di continuo. Tutto questo non mi pesa perché il triathlon è un’attività completa e cambia ogni giorno. Con gli anni ho imparato che gran parte di questo sport è una questione mentale». «Ora mi aspettano quattro mesi intensi e non importa se “perderò” l’estate perché lavorerò per il mio obiettivo. Ad andare in vacanza ci penserò dopo» chiude.
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