Calciatori extracomunitari equiparati agli italiani

VENEZIA. Un piccolo passo per qualcuno, un cambio di direzione storico per altri. Il mercato del calcio dilettantistico che si è appena concluso rappresenta l'anno zero nel mondo dei calciatori non professionisti. Per la prima volta hanno potuto cambiare casacca anche i giocatori extracomunitari che fino alla scorsa stagione erano vincolati a restare fino al termine del campionato alla società di appartenenza. Merito del cambiamento di regolamento delle norme organizzative interne della Figc che, attraverso una circolare (passata un po' sotto silenzio e di cui si sono visti) in queste settimane gli effetti), ha modificato l'articolo 40. Ma la possibilità di cambiare squadra a stagione in corso è soltanto uno degli aspetti che hanno interessato migliaia di calciatori extracomunitari e stranieri che giocano in Italia e in Veneto. Nonostante l'apertura delle frontiere e l'Europa unita fino alla scorsa stagione i vincoli non riguardavano soltanto gli extracomunitari, ma qualsiasi calciatore non professionista non italiano.
Basti pensare che una società dilettantistica poteva tesserare soltanto uno straniero, extracomunitario o meno, che fosse già stato tesserato per la federazione del proprio paese d'origine. Un bell'inghippo soprattutto per quelle regioni nelle quali la presenza straniera è sempre più forte, come il Veneto, che a oggi conta 9.600 giocatori non italiani tesserati per la Figc. Di questi, 8.000 sono extracomunitari (i minorenni sono invece circa 6.000). Con il nuovo regolamento la presenza comunitaria diventa illimitata, mentre il numero di giocatori extracomunitari che siano già stati tesserati nel proprio paese d'origine sale a due per squadra. Una situazione che coinvolge sia i calciatori maggiorenni che i minori, quest'ultimi legati, tra l’altro, al permesso di soggiorno dei genitori. E anche in questo caso la battaglia sui diritti ha segnato un significativo passo in avanti. Fino allo scorso campionato, infatti, un extracomunitario, per giocare, aveva l'obbligo di presentare il permesso di soggiorno valido fino al termine della stagione, altrimenti non avrebbe potuto essere tesserato. Con la nuova legge, invece, basta che il permesso di soggiorno non scada prima del 31 gennaio, così che i giocatori possano essere tesserati fino a fine stagione.
«In passato siamo stati costretti a respingere tante domande di giocatori che avevano il permesso di soggiorno in scadenza magari a marzo o aprile», spiega Paolo Cavallari, responsabile dell'ufficio tesseramenti della Figc veneta.
Infine, l'ultima sostanziale novità ha visto l'abrogazione della norma che prevedeva la cosiddetta residenza storica, ovvero che il calciatore fosse residente in Italia da almeno 12 mesi. Da adesso in poi i giocatori dilettanti stranieri saranno equiparati agli italiani.
«Negli anni scorsi ci arrivavano molte telefonate di ragazzi che volevano sapere per quale motivo non potevo cambiare squadra a dicembre», spiega Cavallari. «Ora è possibile, non abbiamo ancora fatto i calcoli ma credo che più del 5% di extracomunitari abbia già usufruito della norma».
Anche se, dal punto di vista sportivo, c'è un rovescio della medaglia. Prima, il vincolo degli extracomunitari con una società scadeva automaticamente a giugno, permettendo ai calciatori, quindi, di poter cambiare squadra facilmente. Ora, fino al 25esimo anno di età, anche gli stranieri, così come gli italiani, sono legati alle squadre di appartenenza.
«Ma non credo ci saranno proteste», sorride il presidente della Figc Veneto, Giuseppe Ruzza. «Questa è una svolta epocale nel nostro mondo e sono felice di averla potuta accogliere. Perché un ragazzo straniero che vive da noi e frequenta le nostre scuole deve avere vincoli nel giocare a calcio? Lo sport non deve essere ostacolo, ma sinonimo di integrazione. Cosa si può fare di più? Le norme sono state concepite anche per evitare soprusi per i giovani calciatori stranieri, ma ci vorrebbe maggiore flessibilità. Spesso la documentazione da tante federazioni estere arriva con grande ritardo, tenendo bloccati i giocatori. Mi piacerebbe che si potesse arrivare un giorno all'autocertificazione, anche se l'Italia resta purtroppo il paese dei furbi».
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