Cento tifosissimi verso il Moccagatta «Noi, innamorati di questo simbolo»

Mauro Cinefra, uno dei tre tifosi  di Appartenenza Biancoscudata presente al Partenio di Avellino «Giornate di ferie, 14 ore in auto  e le classiche code in autostrada»
S.v.

PADOVA

Sarà tutto esaurito anche il settore ospiti allo stadio Moccagatta per la finale di ritorno. Le limitazioni attuali consentono alle società ospiti di avere a disposizione solo un pacchetto di accrediti (in questo caso poco meno di un centinaio) che il Padova distribuirà ai propri fedelissimi che vorranno essere presenti. Tra questi ci sarà anche il manipolo di “eroi” che mercoledì scorso è stato ad Avellino per la semifinale. I tifosi in questione fanno parte del nuovo gruppo di “Appartenenza biancoscudata” e in qualche modo hanno scritto una piccola pagina della storia calcistica del Padova. Sono stati infatti i primi a viaggiare in trasferta dopo la pandemia che ha chiuso gli stadi per un anno e mezzo.

«Avevamo un desiderio enorme di poter tornare anche in trasferta», spiega Mauro Cinefra, uno dei tre tifosi di Appartenenza presente al Partenio. «Purtroppo il calcio di oggi è un po’ in naftalina ed è difficile accettare queste limitazioni per entrare allo stadio. Ma la voglia di esserci è stata più grande di tutto, anche dei sacrifici che si devono affrontare. Giornate di ferie, quattordici ore di macchina e le immancabili code in autostrada. Ma è stato uno sforzo ben ripagato».

Nessun timore dopo il grande clima di tensione che si era creato tra Padova e Avellino? «No, di trasferte ne abbiamo fatte tante. Ero con i miei amici Alberto e Valentino ed è stato tutto molto tranquillo, sia l’arrivo che il deflusso. Una bella emozione, soprattutto alla fine, quando i giocatori ci hanno regalato le maglie».

Il gruppo di Appartenenza, ancor più numeroso, è pronto a partire anche per Alessandria: «Ci crediamo e speriamo di poter festeggiare. La Serie B sarebbe troppo importante per la nostra tifoseria. Da parte nostra vorremmo portare un contributo concreto alla crescita del tifo. Padova ha un grande potenziale, ma per vicissitudini varie manca una generazione di mezzo tra i giovani e chi, come noi, è cresciuto all’Appiani. Ci piacerebbe lanciare una serie di iniziative per proporre un tifo inclusivo che possa coinvolgere tante persone che in questo momento non sono vicine alla squadra: ragazze, universitari, stranieri. Facciamo in modo che quanta più gente possibile si innamori del biancoscudo». —

s.v.

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