Cittadella festeggia Perticone: trecento partite nei cadetti

Il difensore centrale, 34 anni, è  diventato papà per la seconda volta a settembre: «Sabato c’è la capolista Empoli, ma il ko di Pescara lo abbiamo archiviato»

Diego Zilio / CITTADELLA

«Un matrimonio, una lunga storia insieme».

Romano Perticone parla così delle sue 300 presenze in Serie B. Ha toccato la cifra tonda proprio nell’ultima partita del Cittadella, a Pescara. Sui suoi canali social, il trentaquattrenne difensore centrale, mai banale nei suoi interventi, ha aggiunto: «Quando ci siamo incontrati la prima volta ero un bambino, l’Italia aveva appena vinto i mondiali, gli iPhone non esistevano ancora, il presidente degli Stati Uniti era George Bush e sapevo che avrei affrontato come avversarie Napoli e Juventus. Era stata un Hellas Verona-Albinoleffe la partita d’esordio in categoria e tutto mi sembrava immensamente più grande di me. Questo traguardo lo dedico a chi, ora, vive momenti di difficoltà fisica, mentale o economica che sia. Lo sport ci ripete tutti i giorni la stessa lezione: non mollare mai!».

E se ci limitiamo all’anno sotto le mura, qual è la prima sfida che le viene in mente?

«Anche se abbiamo perso, ricordo l’esordio a Empoli della scorsa stagione, perché era da tempo che non giocavo e da tanto, lasciatemi dire, che non mi divertivo a farlo. E qui invece sono tornato a divertirmi».

Nel frattempo qui è diventato papà per la seconda volta, con la nascita di Leonardo, a settembre, che si aggiunge alla piccola Giorgia.

«È un’altra bella sfida anche la nuova paternità. Noi calciatori siamo fortunati, perché, rispetto ad altri lavori, possiamo stare di più con i figli, in un’età in cui ne hanno bisogno. Non è poco».

Nel periodo del lockdown lei è stato protagonista di una raccolta fondi per la sua città, Melzo, nel Milanese. Come sta vivendo questa fase di recrudescenza del virus?

«Anche noi calciatori abbiamo amici o parenti che hanno attività che magari sono in crisi. E quindi anche se, lo ripeto, siamo più fortunati di altri, comunque la viviamo anche noi, sperando che passi. Quello che noto è che nel primo lockdown c’era un sentimento comune di solidarietà mentre oggi la fanno da padrona l’angoscia e la paura».

Intanto si continua a giocare, pausa per le nazionali a parte.

«E io, dopo il ko di Pescara, avrei preferito tornare subito in campo invece di fare due settimane di pausa. Nel calcio conta solo l’oggi, e sarebbe stato meglio mettersi alle spalle subito quella partita».

Arrivate alla sfida con la capolista Empoli di sabato con alle spalle una delle prestazioni peggiori…

«Ma guardate che non c’è niente di nuovo nelle dinamiche della B. In mezzora abbiamo visto la squadra che aveva le statistiche peggiori della categoria fare tre gol a quella che aveva i numeri migliori, compresi quelli della difesa, che era la meno battuta. E questo insegna che, al di là degli aspetti tecnici e tattici, in Serie B conta quello agonistico, che livella i valori». —

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