Così l'Euganeo tratteneva il fiato
Con il Livorno partita da batticuore, decide il rigore di Italiano al 92'

PADOVA.
Diecimila cuori in tumulto e un capitano con i nervi d'acciaio. Ci vuole un bel coraggio per tirare un rigore a tempo scaduto, e Vincenzo Italiano per fortuna quel coraggio ce l'ha. Suo è difatti il gol che al 92' di Padova-Livorno manda in orbita l'Euganeo come un'astronave impazzita. Urla, salti e lacrime di gioia. Sopra e sotto i gradoni di cemento. E' il gol che dà la vittoria al Padova per 3-2 e consegna anche ai padovani la chiave del campionato. Ora che la squadra di Alessandro Dal Canto (sesta vittoria in 10 partite, 22 punti su 30: nessuno meglio di lui) ha messo in padella i livornesi, i playoff sono difatti tutti nelle sue mani. Talmente nelle sue mani che per raggiungerli, domenica prossima a Torino, non avrà nemmeno più l'obbligo di vincere. Gli basterà anche un pareggio. Anche se il Padova, questo Padova, che giochi per un pari non ce lo vediamo proprio. In verità non saprebbe neanche da che parte cominciare.
Batticuore.
Tre a due per il Padova. Con un rigore decisivo a tempo scaduto. Rigore che fa rima con batticuore. E difatti vedi un po' il vecchio Padova cos'è riuscito a inventarsi anche stavolta nel finale di un campionato. Una partita pazza, fantastica, mozzafiato. Un concentrato di emozioni mai visto prima in 16 anni di stadio Euganeo. Perché è vero che c'era stata Padova-Brescia l'anno scorso, siamo d'accordo. Ma lì il Padova si giocava l'accesso ai playout per non retrocedere e non, come ieri, i playoff per essere promosso in serie A. Eh no, qui per rivivere le stesse emozioni ci sa che bisogna risalire addirittura ai tempi dell'Appiani. Che so, il 3-2 con l'Ascoli dell'ultima giornata. O il famoso 4-3 con il Barletta. Partite che l'aficionado di lunga data porta ancora incise nell'anima. E che guardacaso valevano tutte e due, come oggi, l'avvicinamento alla A.
Sganassoni.
Di serie A, in effetti, ieri s'è già visto più di un assaggio. Pubblico record, atmosfera giusta. E due squadre che invece di giocare una partita tattica, di studio, condizionata dall'importanza della posta, hanno fatto subito fuoco e fiamme. Sganassoni da una parte e dall'altra. Fino all'ultimo, fra un'occasione davanti al portiere e un accenno di crampi, e sempre per cercare di vincerla. Già il primo tempo era stato generoso: tre palle gol per il Padova con Ardemagni (9'), El Shaarawy (19') e Legati (21'), tutte e tre neutralizzate da De Lucia, e almeno due e mezza per il Livorno. Con Cano bravissimo a murare il lituano Danilevicius sia di piede (13') che di testa (27').
Che ripresa!
Ma il meglio doveva ancora arrivare e arrivava nel secondo tempo. Livorno in vantaggio al 13' con Danilevicius che si libera della marcatura di Trevisan. Pareggio e sorpasso del Padova con una cannonata di sinistro di De Paula su punizione (24') e un piattone destro di Cuffa sempre dal limite (37'). E poi, con l'Euganeo che già pregusta la vittoria, il bis di Danilevicius di crapa. A Cano, che all'inizio di ripresa si era salvato con l'aiuto di una rovesciata su tiro di Dionisi e con la traversa su missile di Barusso, non riesce la deviazione dell'ultimo momento (41').
Rigore.
Qui, sul 2-2 a quattro minuti dalla fine, qualsiasi altra squadra di sarebbe arresa. Non il Padova che all'ultimissimo cross (di Legati) trova uno spintone di Lambrughi ad Ardemagni che l'arbitro Guidi interpreta per quel che è: rigore. Palla che scotta, ma Italiano ha i nervi di ghiaccio. «Il rigore non l'ho neanche guardato», dirà a fine partita Dal Canto. Si rassicuri: non era il solo.
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