«Del Piero faceva numeri incredibili»

di Francesco Vigato
PADOVA
Primo scatto.. C’è un gruppo di ragazzi, molti di loro hanno appena compiuto 16 anni, altri hanno già qualche pelo in più sul viso. Giovani, quello sì, ma con addosso una maglia biancoscudata marchiata dallo sponsor storico. Le ginocchia infangate, sbucciate, i volti felici. Hanno appena battuto l’Inter 2-1. Sulla sinistra, tra gli altri, ce n’è uno seduto: guarda la macchinetta con ingenuità, almeno quanto il compagno che gli appoggia la mano sulla spalla destra, quasi un’investitura. Quei due hanno appena segnato i gol decisivi. E chi sono? Alessandro Del Piero e Gianluca Zattarin. Nati nel 1974, cresciuti nelle giovanili del Padova, compagni di squadra nella mitica Primavera dei De Franceschi, dei Petiziol,dei Cartini, dei Novello. Alex, lo sappiamo tutti, ha spiccato il volo verso la “hall of fame” del calcio mondiale, diventandone lo spot italiano. Zattarin ha proseguito la carriera nel Padova, esordendo in serie A. Poi in serie B e C con Chievo, Brescello, Chieti e Pisa, prima di iniziare la nuova avventura sulla panchina dell’Este in serie D.
Gli altri “clic” li racconta lui.
Secondo, terzo scatto. «Che ricordi. Eravamo una squadra molto forte, l’orgoglio del Calcio Padova: Ivone De Franceschi, lo stesso Alex Del Piero. Per me essere il capitano di quel gruppo era un onore. Eravamo ragazzi normalissimi, con tanti sogni, amici dentro e fuori dal campo. Io, Ivone e altri abitavamo a Padova, frequentavamo la scuola pubblica, tranne gli ultimi due anni da privatisti. Facevamo un po’ di tutto, pur dovendo rinunciare alle uscite notturne. Al sabato le partite in casa le giocavamo a Due Carrare, la domenica pomeriggio, invece, uscivamo tutti insieme, compreso Del Piero, anche se lui, essendo di Conegliano, abitava in collegio». Uno squadrone che al Torneo di Viareggio del ’93 fece faville: «Quell’anno non ci fermava nessuno. L’avversario più forte era l’Atalanta di Prandelli. Ci giocavano Viali, Tacchinardi, Dionigi, tutta gente che ha fatto carriera in A. Anche Pisani, attaccante immarcabile, scomparso nel ‘97 in un incidente stradale. Noi, però, avevamo Alex. Ve l’assicuro, a 16-17 anni , allenamento o partita che fosse, faceva numeri fuori da ogni logica, cose inspiegabili. Un fuoriclasse. Ricordo che c’era un difensore dell’Inter, Mirko Conte, che non riusciva a stargli dietro e lo falciava ad ogni giocata. Del Piero, però, non si lamentava mai. Era molto silenzioso, forse soffriva il distacco da casa, ma in spogliatoio si faceva rispettare».
Quarto scatto. Gianluca,Alex, Ivone. All’epoca inseparabili. E adesso? « Ivone lo sento spesso, il ruolo di dirigente gli calza a pennello. Alex sono andato a trovarlo un anno fa ad un allenamento a Vinovo e la prima cosa che mi ha detto è stata “Ti ricordi quella volta che abbiamo pareggiato 2-2 con l’Inter negli Allievi? Che amarezza, eh?”. Ci sono rimasto: si ricordava ancora, con tutto quello che ha giocato e vinto in carriera».
Quinto scatto. Tanti ragazzini, abbracciati davanti a un tavolo apparecchiato. «Eravamo alla cena sociale del Padova. C’erano anche i genitori, era un modo per stare assieme. Negli anni ci siamo persi di vista, ma mi piacerebbe fare una rimpatriata. Ripercorrere quegli anni è stupendo, di tanto in tanto lo faccio con mio figlio. Ho tenuto anche le magliette: quella dell’esordio in A contro il Genoa, o quella scambiata con Mancini, quando mi trovai a marcare lui e Gullit». Manca quella di Del Piero: «Eh sì, quella di Alex mi manca, ma io sono interista (ride, ndr) ».
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