Dietro Fabian c’è Stefano Rigoni

PADOVA. Il triathlon padovano puntava a conquistare il mondo, ma stavolta si è dovuto accontentare di dominare in Italia.
Cominciamo dal mezzo ironman che si è disputato domenica scorsa a Mooloolaba, nel Queensland, in Australia, dove si è disputato il Campionato del Mondo. Due i padovani in gara: Annalisa Bertelle della Padovanuoto triathlon e Omar Bertazzo, ex ciclista professionista. Purtroppo Annalisa non è andata benissimo, almeno stando alle aspettative della vigilia, soprattutto perché ha avuto qualche problema nella frazione in bicicletta, quella di 90 km. Buona, invece, la performance per quanto riguarda i 1.900 metri a nuoto e i 21 km. e 97 metri della corsa. Alla fine ha chiuso con un dignitoso 42º posto, in 5 ore e 19 minuti, che a livello mondiale è pur sempre un buon risultato. Meglio è andata a Omar Bertazzo, che ha chiuso la sua fatica in 4h e 24'.
Sempre domenica, ma in Austria, nella spedizione portata ai Campionati Europei di medio ironman Giulio Molinari ha vinto il titolo europeo. Nella top ten anche altri due italiani: Jonathan Ciavatella, quinto, e Alberto Casadei, ottavo.
E veniamo al triathlon sprint di Cremona, un’edizione da record con 450 atleti di 93 team in gara. La competizione è stata vinta dal padovano Alessandro Fabian, che ha partecipato alle Olimpiadi di Rio, dove si è piazzato al quattordicesimo posto. Sul podio sono saliti anche Jacopo Butturini, dello Stradivari, e l’emergente Stefano Rigoni, 22enne atleta della Padovanuoto Triathlon, la stessa società che ha dato i natali agonistici a Fabian. Rigoni ha tenuto testa al campione italiano nel nuoto e in bici, per poi cedere di poco nella corsa. Soddisfatto Fabian, che non ha ancora programmato progetti per il futuro. «Cosa farò? Ci sto pensando. Nell’immediato finisco la stagione, nel futuro non so. Quand’ero a Londra già pensavo che sarei stato a Rio; ora dico: faccio un passo alla volta. Cerco di vivere le cose in modo diverso, pensando di più al presente. Ancora non so se mi dedicherò ad un progetto sportivo non agonistico, oppure se continuerò con gli élite, e non so dove. Mi piacerebbe riprendere anche gli studi, cambiare casa, pensare di andare a vivere con la mia fidanzata Valeria. Tante cose, forse troppe: per questo deciderò tra ottobre e gennaio. Oggi mi sembra di avere un conto in sospeso, e questo ha un certo peso. Non credo che lascerò le cose così, ma non voglio nemmeno pensare a Tokyo, perché mi sembra troppo avanti nel tempo. C’è questa sensazione di amarezza, vedremo se con il tempo resterà o andrà scemando. È vero che in questi ultimi quattro anni ho avuto più infortuni che in tutta la mia carriera, però sono riuscito a tirare fuori risorse che non sapevo di avere, dimostrando che il corpo segue la testa».
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