Espulso, schiaffeggia l’arbitro. Stop di 7 mesi

Stagione finita per il vice-capitano dell’Atheste Quadrifoglio Saletto juniores. La società: «Giusto punire, ma era un buffetto»

SALETTO. Un bruttissimo gesto, lo schiaffo e le offese su un campo di calcio nei confronti del direttore di gara, e una sanzione esemplare che pone fine, con 7 mesi di anticipo, alla stagione calcistica di un ragazzo di 17 anni. È successo tutto in Atheste Quadrifoglio Saletto-Union Vis, gara valida per il campionato regionale Juniores giocata sabato scorso e terminata 2-1 in favore dei rodigini. Il protagonista, suo malgrado, è Thomas Casella, vicecapitano della squadra di casa, caduto in un errore che gli costerà l’intera stagione agonistica. "Riferisce l'arbitro", ha scritto il giudice sportivo riportando la dinamica dei fatti, trascritta dal referto compilato dal direttore di gara, "che il giocatore gli si è rivolto con espressioni ingiuriose in tono di minaccia. A seguito della notifica del provvedimento di espulsione lo stesso colpiva il direttore di gara con uno schiaffo alla guancia sinistra, che gli provocava dolore di breve durata. Abbandonava quindi il terreno di gioco rivolgendo ancora all'arbitro espressioni ingiuriose, accompagnate da frasi blasfeme".

Un atteggiamento deprecabile, contro il quale il giudice non è stato clemente: "Il comportamento appare di particolare gravità, considerata la giovane età (classe 1998) e la posizione di vice-capitano, perché evidenzia arroganza e ineducazione. Richiede, perciò, una sanzione idonea a suscitare adeguata riflessione". La squalifica decisa dal giudice scadrà il 28 maggio del 2016, il che significa che per Casella il campionato è già finito.

Dalla società di Ponso arriva una condanna ferma del gesto da lui compiuto, ma allo stesso tempo affiora pure la perplessità per la gravità della pena decisa dal giudice: «Il gesto c’è stato e non lo giustifichiamo in alcun modo», rileva Igor Crema, socio e dirigente accompagnatore della squadra. «Non va mai compiuto, il rispetto è la prima regola che cerchiamo di insegnare: verso l’avversario, verso le strutture, verso l’arbitro e verso compagni e allenatori. Thomas non è un ragazzo violento, e nemmeno arrogante come lo si vorrebbe far passare. Sul momento non si era reso conto della gravità del gesto, è rimasto molto amareggiato quando gliel’abbiamo subito dopo fatto notare».

La possibilità di fare ricorso c’è, ma prima di muoversi in società vogliono vederci chiaro: «Da un lato non andrebbe presentato il reclamo, perché il gesto c’è stato ed è giusto che sia punito. Dall’altro lato, però, ancora una volta la dinamica è stata enormemente ingigantita: un buffetto, per quanto sbagliato possa essere, è diventato uno schiaffo e la squalifica si è allungata, visto che l’unica parola che qui fa testo è quella dell’arbitro. Sinceramente riteniamo fin troppo eccessivo un provvedimento giusto nella sua sostanza, ma esagerato nella sua forma. Sarà una cosa della quale discuteremo presto». Quanto alla multa di 60 euro per gli insulti all’arbitro da parte dei tifosi, nessun reclamo: il ricorso costerebbe più della stessa ammenda.

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