Funerale di Gastone Zanon, assenti le istituzioni

PADOVA. C’era anche Michela, la nipote del paron, a tributare, assieme a poco più di altre 300 persone, l’ultimo omaggio a Gastone Zanon, il panzer del Padova di Nereo Rocco morto, a quasi 92 anni, nel pomeriggio di mercoledì, nella sua casa di via Risorgimento.
Un funerale semplice, quello celebrato ieri in Duomo dal parroco don Umberto Sordo, che aveva a fianco don Roberto Bevilacqua, fra molte facce amiche e personaggi che hanno fatto la storia del Biancoscudo di ieri e del recente passato, ma dov’è brillata l’assenza delle istituzioni, a parte Claudio Sinigaglia, consigliere regionale del Pd. Nè un amministratore del Comune nè di altri Enti locali. E sì che Zanon, detto “Spazzola”, è stato un simbolo di questa città, artefice di un periodo d’oro per il calcio, culminato nel terzo posto in Serie A del 1957/58, il miglior risultato ottenuto dal Padova nei suoi 106 anni di storia.
Dietro la bara, ricoperta di rose bianche e rosse e sulla quale alla fine sono state appoggiate una maglietta e una sciarpa biancoscudate, i figli Davide ed Elisabetta e gli adorati nipoti Giulio e Mattia. Ma anche tanti volti amici di Gastone, da Pino Pregnolato a Mauro Gatti, da Damiano Longhi a Carlo Perrone, da Mario Di Natale a Guido Benvenuti. Con loro, in rappresentanza del Calcio Padova, il presidente Bepi Bergamin e l’addetto alla comunicazione Massimo Candotti.
Per il Cittadella è intervenuto il vice-presidente Giancarlo Pavin. Per la tifoseria erano presenti il presidente onorario Mario Merighi, Antonio Pastore e l’avvocato Mario Liccardo. Poi Massimo Cavalca, il nipote di Piero, il ristoratore che per anni ospitò nella sua trattoria quello straordinario gruppo di uomini, prima ancora che calciatori.
Uno degli ultimi panzer, Zanon. Rimasti in pochissimi ancora in vita, Sergio Brighenti, Kurt Hamrin e soprattutto Humberto “Coco” Rosa, oggi 84enne, assente come gli altri due ma più che giustificato: da più di un mese è ospite dell’Opera Immacolata Concezione alla Mandria perché le sue condizioni di salute non sono delle migliori.
Nell’omelia-ricordo, don Umberto si è rifatto alla pagina di Vangelo in cui Gesù parla del granello di senape seminato in un campo e che, una volta cresciuto, diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo a posarsi e si annidano fra i suoi rami. «Gastone era uno di questi grandi alberi», le sue parole, «e senza di lui oggi ci sentiamo tutti più poveri di radici e più soli.
Il suo calcio, e quello dei suoi compagni, era fatto di valori umani, come l’amicizia e la solidarietà. Una vera squadra, dove si giocava gli uni per gli altri. E così in tanti hanno fatto il nido alla sua ombra». Ancora: «Carattere forte ed estroverso, persona intelligente, Zanon era disponibile e generoso e ha fatto tanto per l’Opera della Provvidenza Sant’Antonio di Sarmeola di Rubano». «Una vita bella, ricca di gioie e soddisfazioni, la sua», ha concluso il parroco, «anche se segnata da un grave lutto come la scomparsa prematura della moglie Amelia (mancata nel 1978, ndr). E in quella triste occasione mi confidò: “Ho imparato a pregare”». Ora Gastone riposa in pace e chissà che non abbia trovato lassù Lello Scagnellato, grande difensore come lui e capitano di quel Padova, al quale dire come allora: «Vado avanti, coprimi tu dietro».
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