Houston, abbiamo un prof Meoni insegna all’Ava il ruolo di palleggiatore

PADOVA

Meo vuo’ fa’ l’americano. Un anno fa, l’ex palleggiatore della nazionale e della Pallavolo Padova, è atterrato a Houston con tutta la famiglia per allenare alla Ava, l’Absolute Volleyball Academy, vero tempio per la pallavolo femminile in Texas. Lì la novità più recente della sua avventura è la creazione di una “Setter Academy”, una sorta di scuola del palleggio. «È un progetto a cui tengo molto», racconta Marco Meoni. «Questo ruolo negli Usa non è così curato, specie a livello femminile, e io spero che la mia scuola diventi un punto di riferimento. In fondo quello del palleggiatore è sempre stato il mio mestiere. All’Absolute, inoltre, abbiamo da poco inaugurato la nuova struttura: un impianto con otto campi di pallavolo, spogliatoi, tribune e tutti servizi annessi. E ora apriranno anche otto campi di beach volley. Ci sono oltre 400 ragazze, con 32 squadre più tutto il minivolley. È davvero un’altra dimensione rispetto a quella a cui siamo abituati in Italia». Un po’ del Belpaese in realtà c’è pure lì, visto a due passi da casa sua c’è la Nasa e vive l’astronauta Luca Parmitano («Sua figlia si allena con noi»). Nel frattempo si stanno integrando anche i tre figli. «Il più grande, Filippo, studia ingegneria in California, Alessandra sta facendo l’ultimo anno di superiori e Leonardo la prima media. Anche per loro è un’esperienza fantastica».

Inevitabile però dare un occhio anche alla Superlega in Italia. «È una stagione davvero atipica. Le porte chiuse sono un problema per le società, che perdono una fonte importante di incassi, e per i giocatori, perché per esperienza so che le sensazioni in campo sono del tutto diverse con gli spalti vuoti. So che si sta discutendo molto di protocolli e regolamenti, ed è inevitabile visto che non è mai successo niente del genere. La Kioene Padova? È in assoluto la squadra più giovane del torneo: vuol dire che ha lavorato bene con il suo vivaio, ma d’altra parte è inevitabile che si presentino difficoltà, perché i ragazzi hanno bisogno di tempo. Io sono convinto che riuscirà a fare il suo». —

DIEGO ZILIO

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