La Juve di Gigi Maifredi raccontata da Enzo D’Orsi

il libro
La clamorosa parabola di Luigi “Gigi” Maifredi alla Juventus trova il suo perfetto narratore nel giornalista sportivo Enzo D’Orsi: una voce presente, in quella stagione 1990-1991; uno sguardo attento e, soprattutto, una memoria precisa. Questo volume, snello e veloce, (“Non era champagne. La Juve di Maifredi, Montezemolo e Baggio” - Edizioni Incontropiede, 14,50 euro) è la cronaca di un successo annunciato ma mai concretizzato.
Per capire la portata dell’evento bisogna partire dal contesto bianconero: l’avvocato Agnelli si era stancato di una direzione ormai “fiacca”, di un gioco che mostrava le sue debolezze di fronte ad un Milan di Sacchi più fantasioso e frizzante. Succede che si prendano decisioni forti: le dimissioni di Boniporti, dopo quasi 20 stagioni bianconere, fanno spazio ad un giovane manager di nome Luca Cordero di Montezemolo. E in panchina arriva appunto Gigi Maifredi, che tanto bene aveva fatto con il Bologna. Un “Omone” che piace anche per le sue origini: prima di diventare tecnico faceva il rappresentante di vini e liquori, “l’ex venditore di champagne”. Tutti si aspettano che nella Juve porti un po’ di quelle divine bollicine e invece l’esordio in serie A sarà disastroso: 5-1 a Napoli. Un passo falso che diventa una camminata a grandi falcate, raccontata da chi ne scriveva, intervistava, era dentro la crisi. E non risparmia i suoi commenti al diretto interessato: “Deve riconoscere che la sua Juve balbetta, vive di umori insondabili, concede troppo agli avversari…” Maifredi non molla, chiacchiera nel suo modo piacione, ma sarà costretto a mollare per l’evidente fallimento anche a livello di gare europee. No, non era champagne: niente bollicine per la nuova Juventus. —
Annalisa Celeghin
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