La lotta di Gianluca fuori e sottocanestro «Guarito con il basket»

VENEZIA. Ha smesso per ben due volte di giocare a basket per cercare di vincere ben altra competizione. Ma, alla fine, Gianluca Enzo (23 anni), centro padovano di 2 metri e 5 centimetri, ha ottenuto la sua partita più importante debellando due tumori. E quest’anno, dopo l’operazione, ha ripreso nuovamente a giocare con la Virtus Lido in C Regionale, riprendendosi con tenacia quel posto sottocanestro che la sorte gli aveva tolto. Già perché Gianluca è un vero talento e, forse, se non si fosse ammalato, calcherebbe ben altri palcoscenici. La sua parabola cestistica, infatti, inizia qualche anno fa con il passaggio dalle giovanili del Petrarca all’Olimpia Milano. Nel 2007, Gianluca saggia l’A/1 con il club meneghino, accomodandosi in panchina accanto a Massimo Bulleri e Danilo Gallinari. «Avevo solo 17 anni, ma la stagione a Milano si rivelò un’esperienza fantastica», racconta Enzo, «Ho avuto tre grandi allenatori, come Sasha Djordjevic, Zare Markowski e Attilio Caja. Vivevo in una foresteria davanti al carcere di San Vittore con alcuni compagni di squadra, i giocatori della Primavera di Milan e Inter, gli studenti dell’istituto aeronautico Lindberg e i ballerini della Scala. Certi ragazzi in convitto, come Mattia Destro o Davide Santon, sono diventati calciatori di serie A. L’anno successivo andai alla Stella Azzurra Roma. In quel periodo, ho conseguito il diploma di maturità linguistica. Ora lavoro nella reception di un hotel al Lido di Venezia». Dopo due annate sfortunate a Perugia in C Dilettanti e Benevento in serie B, Enzo è costretto a cercarsi una nuova squadra: «Arrivò una proposta da Castelfranco e colsi l’occasione per riavvicinarmi a casa». Dopo tre mesi, però, il 2 dicembre 2011 Gianluca nota qualcosa che non va. La diagnosi è atroce. I medici gli dicono che ha un tumore e l’8 dicembre lo operano d’urgenza. Mamma Maria Grazia, papà Ennio e il fratello Daniele lo assistono. «I miei genitori erano molto preoccupati. Mio fratello, invece, aveva capito che ero convinto di poterne uscire. Ho affrontato la malattia con la consapevolezza fosse un problema risolvibile». Ma a febbraio 2012, il tumore riprende a “camminare”. Enzo deve sottoporsi a un’altra operazione. «È stata dura, ma sono riuscito a rialzarmi e sette mesi più tardi, durante una vacanza al Lido di Venezia, partecipai al torneo dei Sestieri e la Virtus Lido si accorse di me». Poi, lo scorso agosto, un altro cancro lo riporta su un letto di ospedale. «Stavolta fu più facile, sapevo già tutto. La malattia mi ha aperto gli occhi. Il basket mi ha aiutato a guarire insegnandomi a condividere tutte queste emozioni».
Mattia Rossetto
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