Le mille panchine di Enzo Sabbadin «Zeman il mio mito»

Quest’anno ha accompagnato la Legnarese in Promozione «Non sono stanco, ma il calcio ha perso passione e valori»
STELLA..INTERVISTA SABBADIN PADOVA STELLA..INTERVISTA SABBADIN PADOVA - PADRE E FIGLIO. Enzo e Massimiliano Sabbadin, il calcio nel sangue
STELLA..INTERVISTA SABBADIN PADOVA STELLA..INTERVISTA SABBADIN PADOVA - PADRE E FIGLIO. Enzo e Massimiliano Sabbadin, il calcio nel sangue

LEGNARO. Mille partite. Venticinque squadre allenate. Successi a non finire. Quarant’anni di vita divisa tra il suo mestiere di ambulante nei mercati di Padova, Chioggia, San Donà ed Abano e i campi di calcio di mezzo Veneto, tra cui, partendo da Santa Maria di Non, quelli di Dolo, Rovigo, San Polo di Piave, Porto Viro, Mogliano, Ponte Nelle Alpi, Fiesso d’Artico, Campodarsego, Tombolo, Monselice( dove andò a sostituire Edi Reja) e Mestre. Stiamo parlando di Enzo Sabbadin, papà di Massimiliano (nuovo mister del Pozzonovo), che a 68 suonati, quest’anno ha portato, assieme al presidente Giuseppe Malimpensa, la Legnarese dalla Prima Categoria alla Promozione. Per tutto il campionato Sabbadin ha giocato la partita più bella della sua vita perché nessuno, nel paese dove abita anche Pippo Maniero, un anno fa avrebbe scommesso un centesimo sullo strepitoso traguardo raggiunto dalla sua squadra. Enzo ha preso in mano la Legnarese (dopo la scissione) quando nessun tifoso si aspettava che, in un solo campionato, i ragazzi del mister padovano sarebbero passati dalle stalle alle stelle.

Enzo Sabbadin, com’è cambiato oggi il mondo del calcio nelle categorie dei dilettanti?

«Da anni, ormai, siamo entrati in un altro pianeta. C’è meno entusiasmo. C’è anche tanta meno tecnica. Non ci sono più i mecenati dello sport di una volta che investono soldi per passione. Tutti pensano solo a vincere. Con qualsiasi metodo. Senza il minimo rispetto dell’avversario e dei valori. Non a caso il mio allenatore preferito è Zdenek Zeman, che ha sempre coniugato il calcio con l’intelligenza, le basi atletiche e tecniche in generale e con la sana disciplina sportiva che ogni calciatore è tenuto a rispettare sia in campo che nella vita privata».

Vale ancora oggi la sua posizione radicale nei confronti dei direttori sportivi, che non servirebbero a niente e che, in certi casi, non favorirebbero i risultati ed i successi delle squadre dove sono stati ingaggiati?

«Sì. Il mio no categorico ai ds è valido solo dall’Eccellenza alle categorie inferiori. In promozione e nei gironi sottostanti i giocatori devono essere scelti dal mister e dal presidente. Altrimenti la squadra non va da nessuna parte».

A proposito di presidenti, ricorda, in tanti anni di carriera, qualche screzio, qualche delusione?

«Qualcosa c’è stato. Ma diciamo che bene o male con tutti i presidenti, ho sempre avuto un ottimo rapporto. D'altronde basta guardare i traguardi raggiunti in 35 anni come allenatore sono sotto gli occhi di tutti.”

Cosa consiglia ai giovani allenatori?

«Innanzitutto umiltà. Durante le partite del campionato occorre avere il massimo rapporto costruttivo sia con i giocatori e anche con i tifosi, che sono sugli spalti. E, infine, visto che la tecnologia deve essere utilizzata per la crescita di tutti noi, consiglio di andarsi a vedere i filmati degli allenamenti effettuati da Zeman, che, naturalmente, resterà i mio punto di riferimento per sempre».

Felice Paduano

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