«Li curo e poi li faccio correre»

Roberto Conte esercita gratuitamente a Makoua, in Congo
ROBERTO CONTE
ROBERTO CONTE
 PADOVA.
A Makoua c'è ancora lo stregone del villaggio. Per strada si vedono cartelli che dicono di fare attenzione al virus Ebola e per pasto può capitare che ti servano pezzi di pitone fatto a tranci. Makoua è una città a circa 700 chilometri da Brazzaville, la capitale del Congo Francese. E lì, ogni anno, Roberto Conte trascorre un mese della sua estate, operando come medico missionario, dopo aver portato a sue spese gli strumenti per aprire un ambulatorio odontoiatrico. Non solo, Conte, che è nato a Brindisi ma vive a Cadoneghe da più di trent'anni, a Makoua ha anche portato un po' della sua passione per la corsa, tanto da organizzare un appuntamento podistico che ha raccolto da subito grande entusiasmo nella popolazione del luogo.  «E' iniziato tutto quasi per caso, nel 2006. Il capo-scout del gruppo di Cadoneghe è fratello del vescovo e mi ha raccontato della situazione drammatica in cui vive la gente del posto, dove ancora si muore di setticemia: per trovare un dentista occorreva spostarsi nella capitale, - racconta Conte, specialista in chirurgia maxillo-facciale e docente di anatomia implantologica all'università di Saint Etienne, in Francia.- Così ho preso contatti con i frati francescani e con l'unico dottore della città e portando con me un container con tutti gli strumenti necessari per aprire uno studio. Da allora sono sempre tornato ogni anno, portando con me grandi quantità di medicinali (soprattutto antibiotici e paracetamolo per combattere la malaria) che mi fa avere una signora da un'azienda svizzera».  Conte è una persona discreta: non ha mai cercato di farsi pubblicità e, se non glielo chiedi, non precisa che per portare le attrezzature ha investito di tasca sua circa 50 mila euro. A questa spesa se ne aggiungono altre. Tutti i soci del gruppo amatori del Cus Padova, la società con cui gareggia, si sono autotassati per comprare una decina di capre e mucche da donare ai frati di Makoua per il loro sostentamento, animali arrivati direttamente dal Ciad. Il gruppo amatori ha adottato a distanza anche tre bambini e ha regalato agli aspiranti podisti del posto 1.000 magliette per partecipare al «Tour de Makoua», una corsa sui 10 chilometri per gli uomini e sui 5 per le donne che sinora si è svolta in due edizioni.  «In Congo non c'è grande tradizione per l'atletica - continua Conte, maratoneta provetto con un primato personale di 3 ore e 20' realizzato a Berlino - ma quando abbiamo avuto l'idea di lanciare quella marcia hanno partecipato in molti, tant'è che le mille t-shirt sono state distribuite subito, mentre almeno altre duemila persone hanno corso senza. D'altra parte, non vengono organizzate gare ma l'attività fisica si fa quotidianamente dato che i bambini fanno anche una decina di chilometri a piedi ogni giorno per andare a scuola. Sono contento che ci fosse pure mio figlio Alberto, volontario assieme a me. Allestire un evento simile è molto complicato e non credo che riusciremo a ripeterlo. Può sembrare banale dirlo, ma esperienze come questa ti cambiano la vita. Tornerò a luglio».

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