L’Inter riparte da Pioli, intanto tocca a Vecchi

Dopo appena 84 giorni è già finita l’avventura di De Boer. Soluzione interna per due partite
Stefano Pioli ex allenatore della Lazio a San Siro durante Inter-Lazio del 20.12.2015
Stefano Pioli ex allenatore della Lazio a San Siro durante Inter-Lazio del 20.12.2015

MILANO. Sotto un altro (pare Pioli). L'Inter ha fatto fuori l'ennesimo allenatore, Frank De Boer, in 84 giorni. Dopo Mancini II, era arrivato questo tecnico dallo sguardo ingrugnito che pretendeva di importare il calcio olandese in Italia. Illuso. La tradizione nerazzurra voleva ben altro. Soprattutto desiderava un allenatore vincente e siccome De Boer ha perso contro Chievo, Roma, Cagliari, Atalanta, e Sampdoria, oltre ad alcune gare di Uefa (persino contro gli israeliani), non poteva fare che questa fine. Inoltre, se andiamo al passato, il popolo nerazzurro ha sempre amato il calcio tradizionale di rimessa, per poter "sopportare" il gioco olandese, fatto di passaggi, complicati sistemi che implicano sacrificio e intelligenza e hanno bisogno dei Cruyff, Krol, Neeskens, Haan per realizzare l'agognato calcio totale: non se n'è fatto nulla. Non gli hanno dato il tempo, è vero. Ma chi prende l'Inter, sa bene a cosa va incontro: deve vincere subito. Dopo Benitez, un altro che pretendeva di cambiare la nostra mentalità. Così, a casa pure questo De Boer, con un bel pacco di soldi in valigia. Come Mancini II, Mazzarri, Stramaccioni, Gasperini. Frank non era amato da molti dei giocatori, se Miranda e Eder recentemente avevano detto cose non certamente lusinghiere del loro allenatore, avevano messo becco su questioni tattiche e di preparazione. Altri non avevano apprezzato il loro accantonamento: fuori pure dalla panchina.

Lo avevano messo alla berlina, per il suo calcese in esperanto: un po’spagnolo, inglese, italiano, intercalato da qualche "ya" imbarazzato. Adesso ci si chiede quanto durerà e dove arriverà il prossimo, cioè Pioli, nella bolgia nerazzurra, dove non si capisce cosa sta succedendo oggi, figuriamoci domani. L'Inter è uno strano oggetto, una scatola cinese: non si sa se dentro c'è qualcosa o nulla. Pioli è una bravissima persona e un ottimo allenatore. Ha portato in alto la Lazio, ma si ritroverà un'accozzaglia di giocatori da mettere in riga, da coordinare e da portare alla vittoria. Gente arrivata da lontano, gente che prende più di lui e i soldi spesso coincidono col potere. I più romantici dei tifosi saranno sempre legati a Mourinho per via del "triplete", a Mancini I o addirittura all'Inter di Helenio Herrera: difesa e contropiede. Inutile star lì, a far storie.

Inoltre, i dirigenti chi sono: Thohir che dirige la società da lontano? Questo gruppo Suning che non sa di che cosa si tratta, se non tramite qualcuno dei dirigenti italiani più introdotto degli altri o più simpatico? L'altro giorno, all'assemblea dei capoccioni dell'Inter, si parlava quasi esclusivamente inglese. Ma si può? Ogni tanto si sente un vecchio slogan, quello di una volta: l'Inter agli interisti. Ma i soldi che colore hanno? Non ci sono banconote nerazzurre. Si riparla di Massimo Moratti che però avrebbe finito la benzina, lui che è un petroliere.

Comunque non tocca subito a Pioli, bisogna aspettare il summit societario. Stefano Vecchi guiderà la prima squadra dell'Inter non soltanto giovedì contro il Southampton, ma anche nel match di campionato di domenica, alle 18 a San Siro, contro il Crotone.

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