Luciano Berruti, l’uomo simbolo dell’Eroica
Questo libro era già pronto per la stampa. Una lunga dedica piena di affetto, stima e un po’ di goliardia per l’uomo simbolo dell’Eroica: Luciano Berruti. Poi lui, savonese classe 1943, ha trovato la...

Questo libro era già pronto per la stampa. Una lunga dedica piena di affetto, stima e un po’ di goliardia per l’uomo simbolo dell’Eroica: Luciano Berruti. Poi lui, savonese classe 1943, ha trovato la morte, inattesa compagna di pedalata, durante uno dei suoi giri in solitaria vicino a casa, a Cosseria, lo scorso 13 agosto.
E così tutti i verbi di queste pagine (“Luciano Berruti” di Jacek Berruti e Gianfranco Bocci, SL Edizioni. Il volume è ordinabile nel sito www.eroica.it) sono stati coniugati al passato, a cantare le gesta di un uomo dai baffi a manubrio, che nella bicicletta aveva una delle sue – tante - passioni. Ma come mai, viene da chiedere, un ligure è diventato l’emblema di una cicloturistica a Gaiole in Chianti, nel senese? Perché fin dalla prima edizione, datata 1997, la sua presenza non è passata inosservata. Grande appassionato di biciclette e di bici storiche in particolare, si dedicava al loro restauro con amore e voglia di rimetterle in strada. «Le sue bici – riadattamenti di ruderi e rottami che gli affidavano – le voleva pedalate, usate, vive», racconta Gianfranco Bocci, ideatore della ciclostorica toscana capace di attrarre (dato 2017) oltre 7000 appassionati da tutto il mondo. Esuberante, alacre, svelto: aggettivi “eroici” che lo descrivono ma non riescono a catturarlo fino in fondo, era perfetto per rappresentare una corsa caratteristica per l’uso di mezzi e attrezzature d’epoca, o almeno antecedenti agli anni Ottanta. Sulle strade bianche del Chianti, la prima domenica di ottobre, si vedono sfrecciare – o più spesso arrancare – uomini e donne vestiti d’altri tempi, spesso con una camera d’aria attorno al busto per le eventuali forature, che faticano tra la polvere (o il fango, se piove, e piove spesso) e i sassi, con il sorriso sulle labbra di chi sa di compiere un’impresa. Berruti era l’uomo perfetto per tutto questo: nei primi anni arrivava con il suo camioncino ricolmo delle sue bici, che a Gaiole trovavano il loro palco più consono. Un palco ora vuoto del suo attore principale, ma pieno delle persone che lo hanno amato e che idealmente corrono ancora insieme a lui, nella polvere di quelle indimenticabili strade bianche, a macinare chilometri così come si faceva una volta: senza tecnologia ma con tanta passione.
Annalisa Celeghin
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