Ma come sono scaramantici gli italiani al volante

di Marco Scafati
Oltre che di santi, poeti, navigatori, continuiamo a essere anche un popolo di scaramantici? In linea di massima pare di sì, anche se più disincantati rispetto al passato soprattutto quando ci si mette al volante. Almeno il 60 per cento di un campione di automobilisti intervistati per un sondaggio da Chiarezza.it, il comparatore di polizze assicurative online, ha dichiarato di credere che riti e oggetti scaramantici possano aiutare a evitare guai e incidenti sulla strada, sebbene non se ne lasci influenzare più di tanto.
Il 30% afferma invece di non fare assolutamente caso ad alcuna forma di scaramanzia (gatti neri a parte), mentre solo un italiano su dieci sembra incarnare fedelmente lo stereotipo di colui che si circonda di qualsiasi cosa possa tenere lontano la cattiva sorte. Tra questi, uno su quattro ammette candidamente di fare ampio ricorso ad amuleti, sparsi qua e là in macchina, e anzi di non mettersi mai in viaggio senza la “benedizione” del talismano prescelto (1,7%). Contrariamente a quanto potrebbe sembrare (anche osservando le altre macchine quando si è in mezzo al traffico), tuttavia, solo in pochi utilizzano oggetti tradizionali tipo il cornetto rosso (3,8%), o simboli religiosi come croci, santini e immagini religiose (1,9%), repertorio classico nell’immaginario collettivo dell'automobilista meridionale, ad esempio.
La nuova frontiera della superstizione, o forse del vezzo, sta in quei ninnoli (peluche, coccinelle, quadrifogli, disegni dei bambini, foto dei propri cari, scritte che esortano a moderare la velocità, folletti, collane o pendenti) che vengono sistematicamente appesi allo specchietto retrovisore, utilizzati dal 13,5% degli intervistati. I quali non disdegnano neanche gadget della propria squadra del cuore, che addobbano quattro auto su cento, anche se in questo caso la scaramanzia è indirizzata soprattutto verso un campo di calcio piuttosto che alla prevenzione di “accidenti” stradali. E c’è anche chi (1,7%), prosaicamente quanto ingenuamente, mette ancora un cd sul vetro posteriore credendo che il riflesso impedisca agli autovelox di leggere la targa dopo che si è spinto troppo sull'acceleratore. Tra sacro e il profano, l’italiano al volante è anche questo.
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