Marco Galiazzo, il vento unico nemico

Dopo l’oro di Atene e l’argento di Pechino nel tiro con l’arco l’atleta di Ponte San Nicolò pronto alla sua terza Olimpiade
Di Cristina Chinello
EDEL INTERVISTA GALIAZZO RIO EDEL INTERVISTA GALIAZZO RIO
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PADOVA. Un soffio di vento. È lui il nemico numero uno. Quello che non vuoi incrociare, quello imprevedibile, invincibile, beffardo. Quando la freccia fende l’aria, è solo il vento che la può spostare. Ed è proprio il soffio improvviso di Eolo ad impensierire Marco Galiazzo. L’arciere azzurro, medaglia d’oro ad Atene, primo italiano a salire sul podio olimpico nel tiro con l’arco, medaglia d’argento a Pechino nella specialità a squadre, è in partenza verso Londra. Da Ponte San Nicolò prepara la valigia per la sua terza edizione dei Giochi. Nello stesso comune che ha dato i natali a Rossano Galtarossa, pluriolimpionico del canottaggio, Galiazzo 29 anni, vive con papà Adriano e mamma Antonella. L’hanno soprannominato il “Robin Hood miope”, per via di quel difetto visivo che tuttavia non gli ha impedito di fare pieno centro.

Marco, si torna alle Olimpiadi…

«È un’emozione unica, ogni volta. Quest’anno saremo a Londra, vicino a casa. Ci sono già stato una volta, mi è piaciuta».

Cosa si aspetta?

«Non grandi novità: siamo già stati sul campo di gara, per la preolimpica dello scorso ottobre. Ho già testato sia il campo di qualifica, sia lo stadio. L’erba è tenuta in modo maniacale, permette di tirare da qualsiasi punto e con qualsiasi angolazione perché è come se fosse un parquet. Anche l’orientamento è studiato con estrema cura».

Ch i, fra gli avversari, la preoccupa o la spaventa?

«Tutti sono forti, nessuno di loro è debole. Sono allo stesso livello, non c’è nessuno in particolare che mi preoccupi».

Nessun cruccio, quindi?

«La condizione sfavorevole può essere data dal vento. Ma è una circostanza che può riguardare qualsiasi atleta in gara. Il vento è la cosa peggiore che possa capitare a un arciere, e in particolare le raffiche: sono la situazione pessima perché le folate non sono costanti e sono del tutto imprevedibili. Se si alza un po’ d’aria dopo che hai tirato, è finita».

Non è possibile preparare una sorta di “piano antivento”?

«E’ difficile capire prima quanto vento soffierà e da dove. Lo calcoliamo al momento: a questo servono i secondi di sospensione che intercorrono prima del lancio».

La seguirà la sua tifoseria?

«Non penso: i miei genitori resteranno a casa, mi guarderanno dalla tv».

E la morosa?

«Gloria (Trapani, arciera di Torino, con cui Galiazzo sta insieme da circa tre anni e mezzo, ndr) non mi ha ancora saputo confermare se ci sarà o no: è un’impresa trovare posto in albergo. Intanto però ci vedremo durante il raduno preolimpico, da lunedì (oggi) al 17 l proprio a Torino».

Qual è il programma del ritiro?

«Tiriamo, affiniamo la tecnica, limiamo gli errori».

Ha già fatto un programma di viaggio per Londra?

«Partiremo il 22 luglio e inizieremo le gare il 27, prima l’individuale, poi la prova a squadre. Nel tempo libero credo che andrò a visitare la city, ma per prima cosa voglio stare concentrato sull’olimpiade. Al resto penserò poi».

Ci sarà alla sfilata d’apertura?

«Non penso: il giorno seguente avrò la gara a squadre. Mi dispiace molto saltare la cerimonia di apertura, ma con la gara imminente, non si può».

Cosa non mancherà nella sua valigia?

«Di sicuro l’arco e i vestiti di gara. La valigia non è ancora pronta, ma è già arrivata a casa. La preparerò dopo il raduno». Marco Galiazzo ha iniziato a tirare con l’arco a 13 anni, quando i suoi genitori, vedendo che il figlio si costruiva da solo degli archetti come passatempo, gli regalarono un arco-scuola. Atleta di professione tesserato Aeronautica, Galiazzo ammette: «Avrei ugualmente continuato a coltivare la passione per questo sport, ma non saprei dire quale altro lavoro avrei scelto».

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