Migliaia di appassionati sulle rampe del micidiale Mostaccin

Duemila e 900 metri di pura passione. Una rampa micidiale con punte fino al 16% colorata a festa da migliaia di tifosi che fin dal mattino sono saliti a piedi o in bicicletta per vedere da vicino i campioni della corsa rosa. È uno stadio il Mostaccin, un tempio a cielo aperto per gli appassionati delle due ruote a pedali. Nessun biglietto, nessun obolo, solo tantissimo entusiasmo, perché nel ciclismo sono i corridori a passare sotto casa. C'è chi cucina uno spiedo e chi a ridosso di uno dei tornanti più arcigni apparecchia una gran tavolata con pane, sopressa e Prosecco. C'è chi aspetta per ore, paziente, ai bordi della strada, pronto a dare tutto sé stesso nel frangente in cui il gruppo passerà davanti ai suoi occhi. Due ali di folla colorano la Forcella Mostaccin fin dall'imbocco di Maser, confermando che il Veneto è la culla del ciclismo. Il Giro d'Italia è tornato nella Marca, dove è culto, cultura e istituzione, ed è subito festa. Tappa 11, spada a doppio taglio: piatta per 200 chilometri e senza respiro negli ultimi 27 con un continuo saliscendi tipico delle colline d'Altamarca. Chioschi, striscioni e palloncini rosa, il tifo è per tutta la carovana. Un tifo che sul Mostaccin si è fatto speciale per il bassanese, Gianluca Brambilla, capace di vestire per due giorni la maglia rosa e per il castellano Matteo Busato sostenuto sulla salita da tutto il fans club, senza dimenticare il "Toso", Matteo Tosatto, il "vecio" del gruppo che qualche giorno fa ha spento in corsa 42 candeline. E sulle rampe del valico la corsa si infiamma. Un boato saluta l’arrivo del gruppetto dei migliori con la maglia rosa di Jungels, Nibali, Valverde e tutti gli altri. La picchiata verso Monfumo, prima di risalire ad Asolo, è altrettanto emozionante, in corsa e fuori. Prima dell’allungo dei tre arrivati sul traguardo e lo sprint vincente di Diego Ulissi.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova