Ora Marcolini punta al dolcetto «Chi temiamo di più? Saber»

Il tecnico dell’AlbinoLeffe, già in campo col Biancoscudo, domani sarà all’Euganeo «La squadra di Pavanel? Un periodo di flessione ci sta, ma è la più attrezzata»
Stefano Volpe

/ PADOVA

Per il Padova ci ha rimesso la faccia. Nel vero senso della parola. Giusto dieci anni fa, il 22 ottobre 2011, all’Euganeo andava in scena un emozionante derby contro il Vicenza che per Michele Marcolini durò appena una ventina di minuti. Un durissimo scontro con Tonucci lo spedì all’ospedale da dove uscì con la frattura dello zigomo e una cicatrice sotto l’occhio sinistro ancora visibile sul suo volto: «Ma sono cose che succedono, anzi a Tonucci andò peggio con il trauma cranico e la frattura del setto nasale», ricorda Marcolini. «La cosa che mi diede più fastidio non fu tanto la cicatrice, quanto l’ematoma al ginocchio che mi costrinse a giocare acciaccato per un bel po’». Spirito gladiatorio per l’ex centrocampista che domani tornerà all’Euganeo sulla panchina dell’Albinoleffe, prossimo avversario di Pavanel.

Marcolini ha giocato a Padova soltanto una stagione ma ricca di pathos e aspettative, pur senza il lieto fine: «Non è stata un’annata positiva sotto l’aspetto sportivo, partimmo benissimo ma poi non riuscimmo a centrare i playoff. Nonostante tutto mi resta un ricordo positivo e tanti legami creati in uno spogliatoio unito. Proprio l’altro giorno ho rivisto Legati, qualche anno fa ho allenato Renzetti e poi c’era Vincenzo Italiano, che era già un tecnico in campo. Si notava che avrebbe potuto fare una grande carriera in panchina».

La carriera di Marcolini, invece, è ripartita quest’anno dalla C e in passato avrebbe potuto ritrovare il biancoscudo: «So che fu fatto il mio nome, tre anni fa, quando poi presero Foscarini in Serie B. Ma non ci fu nessun contatto diretto».

Ora, con l’Albinoleffe, punta al bottino pieno all’Euganeo per riscattare un periodo difficile dopo un ottimo inizio di stagione: «C’è un po’ di rammarico perché non siamo riusciti a dare continuità al nostro avvio. Nelle ultime partite potevamo ottenere qualcosa in più, c’è mancato il dettaglio che potesse fare la differenza. Siamo stati meno brillanti e pericolosi, per questo vogliamo ritrovare presto la vittoria dopo esserci fermati».

Un cammino simile a quello del Padova, incappato ultimamente in una piccola crisi di risultati costata il primo posto. Cosa pensa della situazione in casa biancoscudata? «Un periodo di flessione ci può stare nell’arco di un’annata. Io considero il Padova la squadra più attrezzata del girone. Ha una qualità di alternative tale che anche se ti metti una benda e peschi un giocatore non caschi male. L’intero organico del Padova, anche chi gioca meno, sarebbe titolare fisso in una squadra di alta classifica in Serie C. Il giocatore che temo di più? Dico Saber, un centrocampista che si sente molto in campo, bravo a coniugare entrambe le fasi».

L’Albinoleffe l’anno scorso si fermò solo in semifinale playoff. Obiettivo di questa stagione? «La società è seria e non fa mai il passo più lungo della gamba, vogliamo restare nella parte sinistra della classifica e far crescere i nostri giovani». —

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