Parata di stelle con Del Piero, Amauri e Recobaper l'addio al calcio di Maniero e De Franceschi

«Padovani sempre». E campioni. La passerella finale con quella maglia che si sentono cucita addosso, come una seconda pelle, diventa per De Franceschi e Maniero una bella rimpatriata con tanti amici, ex compagni ed avversari di centinaia di battaglie in campo. La gente accorre al richiamo delle star, da Del Piero ad Amauri, da Toldo a Di Michele, da Quagliarella a Legrottaglie, compresi i protagonisti della storica promozione in A dei biancoscudati. Undicimila spettatori, forse di più, a conferma che qui la voglia di grande calcio è sempre tanta.


Da Palermo a Torino e dal capoluogo sabaudo a Padova. In meno di 24 ore «Ale» Del Piero ripercorre l’Italia da sud a nord e da ovest ad est per non mancare l’appuntamento con il vecchio amico De Franceschi. Erano compagni di squadra, nella Primavera biancoscudata, e di «Checchi» molti osservatori, e tecnici, dicevano che era più forte di «Pinturicchio». Ma un brutto infortunio, nel corso di una partita giocata a Bresseo contro l’Udinese, tarpò le ali a Ivone: ginocchio sfasciato, operazione per la ricostruzione dei legamenti e mesi di immobilità. «Ale», intanto, guadagnava sempre più considerazione, la sua ascesa era prepotente, sino al debutto in prima squadra, a Messina, in serie B il 15 marzo 1992. Infine, il decollo verso la Juventus, di cui è diventato un simbolo, e in quel «pacchetto» che fruttò un bel gruzzolo all’allora presidente del Padova Sergio Giordani (più di 4 miliardi e mezzo di lire) c’era dentro pure il cartellino di Angelo Di Livio, il «soldatino».


De Franceschi e Del Piero, Del Piero e De Franceschi: chissà, si chiedevano in molti ieri sera, che cosa avrebbero potuto fare insieme se il destino non li avesse divisi così presto. E ora che la partita dell’addio al calcio di Ivone li riunisce come agli inizi degli anni Novanta, sembra che il tempo si sia fermato. I due si cercano, uno a sinistra e l’altro a destra, in una linea d’attacco che comprende anche Amauri e Di Michele. L’occasione diventa utile per fare le prove generali di quello che potrebbe essere il tandem offensivo futuro della Vecchia Signora, con il brasiliano del Palermo ariete centrale e Del Piero dietro. Pippo Maniero guarda «Checchi» fare gol, prima dal dischetto del rigore e poi su azione combinata con «Ale». Si arrabbia, e un po’ ha ragione: la sfida è impari.


E’ la serata giusta per fare festa, tra chi le scarpe al chiodo le ha appese da un pezzo e chi è ancora professionista a tutto tondo. Accolti dalla colonna sonora del «Gladiatore», «Checchi» e Pippo corrono verso il centro del campo accompagnati dai figli Tommaso (20 mesi) e Andrea. Quando, pochi minuti dopo l’inizio della ripresa, De Franceschi esce, abbracciando Maniero, la standing ovation è meritata: «Sono emozionato, ringrazio tutti - sibila al microfono l’ex capitano - In questo momento avrei tante dediche da fare, ma penso a mio padre: fu lui a volere che giocassi a calcio...». Prima, aveva spiegato il senso della serata: «Pippo e io ci siamo impegnati fortissimamente per questa partita. Abbiamo ricevuto tanto dalla città e dai colori biancoscudati e abbiamo voluto contraccambiare chiamando tanti campioni al nostro fianco».


Del Piero, alla fine, è il più acclamato. A Padova lo amano come un figlio. E’ da Nazionale, ma Donadoni potrebbe lasciarlo fuori dalla lista dei 23 per gli Europei. Poco male, il presidente del Coni Petrucci è stato categorico ieri: fosse per lui, «Ale» lo porterebbe con l’Olimpica di Casiraghi a Pechino come «fuori quota». A presto gli sviluppi.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova