Plebiscito, le gemelle Savioli lasciano l’agonismo insieme

Diego Zilio / PADOVA
Dopo vent’anni, per la prima volta, non ci sono Savioli nel Plebiscito. Né Martina, né Ilaria.
Le gemelle della pallanuoto padovana, colonne della formazione capace di inanellare scudetti a iosa (quattro quelli conquistati con la prima squadra, ma l’elenco sarebbe ben più lungo considerando i trofei giovanili) hanno detto addio all’attività agonistica. Lo scorso fine settimana pareva davvero strano leggere la formazione del setterosa impegnato in Coppa Italia e non trovarle. Eppure è così.
Trentun anni compiuti lo scorso 6 settembre, originarie di Piove di Sacco e cresciute sportivamente nelle file dell’Aquaria, sono unite anche nella scelta di salutare. Per Martina, in realtà, si tratta di un addio bis, stavolta definitivo. «Quattro anni fa avevo deciso di smettere di giocare perché avevo scelto di seguire un master universitario», spiega lei, che ha studiato da fisioterapista lavorando per la squadra anche in questa veste. «Oggi smetto perché credo sia arrivato il momento giusto per farlo. È stata una decisione sofferta, ci ho pensato tanto, ma arriva un giorno della vita in cui capisci che è giusto prendere altre strade. Non ho rimpianti, tornando indietro rifarei tutto (ecco magari qualche rigore l’avrei tirato dall’altra parte, ma solo quello!), ho conosciuto persone speciali e mi sono tolta tantissime soddisfazioni. Ho avuto l’onore di sollevare la coppa dello scudetto come capitano della giovanile prima e della prima squadra poi, e sono emozioni che mi porterò dentro per sempre. Ma ciò che ha reso tutto così speciale è stata la mia squadra, con cui ho condiviso vittorie, sconfitte, gioie, dolori, “scleri”, difficoltà e risate a non finire. Un grazie speciale a mia sorella per aver condiviso questi vent’anni di pallanuoto insieme: so che alle nostre compagne mancheranno le nostre litigate in spogliatoio».
Lo stesso tormento nel dire basta si ritrova anche nelle parole di Ilaria, che insegna attività motoria nella scuola primaria e dell’infanzia: «È stata una scelta difficile, ma maturata dalla consapevolezza di aver dato tutto quello che potevo a questo sport. Una vita passata in acqua tra doppi allenamenti, palestra, chilometri di nuoto, circuiti di gambe, partite… anni di tanti sacrifici, di sconfitte ma soprattutto di grandi vittorie e soddisfazioni».
Lunghissimo l’elenco dei ringraziamenti che entrambe si sentono di fare, dalla famiglia Barbiero agli allenatori avuti (Giorgio Chiovato, Andrea Sellaroli, Natalia Kutuzova, Enrico Cobalchin e Stefano Posterivo), passando per il preparatore atletico Mirko Cappellato e per i dirigenti Andrea Barzon, Alberto Trevisan e Fabio Delli Guanti.
«Ma il ringraziamento più importante va ai nostri genitori, i nostri primi grandi tifosi, senza i quali nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile». —
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