Quando Nevio Scala rifiutò il San Vitale

di Renato Malaman
MEGLIADINO SAN VITALE
«Lo ricordo come se fosse ieri: Nevio Scala era appoggiato alla porta della chiesa: era veramente dispiaciuto quando mi disse che aveva appena dato la parola al Lanerossi Vicenza per allenare le giovanili del club berico e quindi, a malincuore, non poteva accettare la mia proposta di allenare il San Vitale in prima categoria...». Giorgio Ortolan è un fiume in piena quando si toglie il tappo al contenitore dei ricordi.
La Domenica sportiva. Quell’episodio, che risale al 1985, è rimasto scolpito anche nella memoria di Nevio Scala, tanto che all’apice della carriera un giorno telefonò al presidentissimo del San Vitale invitandolo alla Domenica Sportiva: «”Voglio ringraziarti in diretta” mi disse Scala “perché grazie a quel no è iniziata la mia carriera di allenatore. Se non fossi stato impegnato col Vicenza al San Vitale ci sarei venuto di corsa e così ...”. Ora con Nevio siamo molto amici» confessa Ortolan, «sarà lui l’ospite d’onore della grande rimpatriata del San Vitale dei record che faremo il 6 febbraio prossimo nel mio nuovo ristorante, la Locanda Ca’Vejo a Megliadino San Vitale».
L’irresistibile scalata. Per dire chi è Giorgio Ortolan bisogna prima raccontare la grande parabola del San Vitale dei record, una squadra di campagna salita in pochi anni dai campionati amatoriali del Csi alla Promozione, guadagnandosi un paragone illustre: quello con la Sampietrese di San Pietro Polesine, frazione di Castelnovo Bariano, che per la sua impresa di aver raggiunto la serie D nel 1974, dopo aver inanellato una promozione dietro dall’altra, si meritò addirittura una citazione nel Times.Merito, in quel caso, anche dei gol di “Jambo” Cavicchioli. Il San Vitale sfiorò quell’impresa fermandosi un gradino sotto alla serie D (l’Eccellenza allora non c’era). In Promozione ci rimase quattro anni, scrivendo indimenticabili pagine di gloria “fatta in casa”. Il primo anno, nel 1978-79 riuscì a battere il Cittadella, sia all’andata che al ritorno. Poi 2-0 il Rovigo, con lo stesso risultato il Bassano e il Sottomarina (nello stadio Ballarin di Chioggia) con doppietta del Vendrame “de noantri”, quell’Antonello Di Chiara che durante la gara, come ricorda proprio Giorgio Ortolan, «si fermò a vomitare vicino alla panchina, poiché, nonostante le mie raccomandazioni, era andato a letto all’alba. E su di giri. Lui era fatto così, genio e sregolatezza. Il Sottomarina fu talmente choccato da quell’uno-due che l’anno dopo volle a tutti i costi reclutare Di Chiara».
Piccolo miracolo di provincia.La bella favola del San Vitale iniziò quando Giorgio Ortolan, patito per il calcio fin da piccolo, decise di investire su quel gruppo di promettenti ragazzi che ben figuravano nel campionato Csi. «Gli davamo soltanto il puro rimborso spese» ricorda «eppure tutti volevano giocare da noi. Eravamo come una grande famiglia. Gran parte della squadra era composta da giovani del vivaio. Il trio d’attacco Vascon-Buson-Bressan era stato ribattezzato il “trio della morte” perché seminava il panico in tutte le difese. Di San Vitale erano anche Gennaro, Casumaro e Cecchetto, che poi diventò sindaco del paese. Da Urbana arrivò Danieli, il maestro dell’anticipo. Da Noventa Vicentina arrivò Trivellin, uno che poteva aspirare in alto. Il fortissimo Lorenzi, morto purtroppo di recente, veniva da Vo’ Vecchio ma io lo presi dalla Sambonifacese, da Ferroli, quelle delle caldaie, che per la mia abilità negli affari voleva assumermi come rappresentante. A Gibì Pastorello del Padova strappai il portiere Businaro, ma era bravo anche il suo vice Zatti di Marendole. Gasparini era di Merlara, i suoi lanci erano perfetti. Guardalben giunse dal Legnago alla fine di un’invidiabile carriera. Ma ricordo anche i vari Mattioli, Luise, Consolaro, Lunardon, Bernardi. Arisi lo presi con un blitz a Crema, dal Pergocrema. E ricordo soprattutto chi non c’è più... I nostri giovani» sottolinea Ortolan «li aveva tirati su il mitico Giorgio Guarniero detto “Ciopetin”, tecnico delle giovanili. Gli allenatori Gino Fioravanti, ora scomparso, e Mario Boetto dovettero solo mettere insieme questo straordinario mosaico di forze. Il primo portò la squadra in Promozione, il secondo la gestì molto bene in categoria. Non avevamo paura di nessuno. Il nostro campo, che dovemmo ingrandire dopo l’approdo in Promozione, era una fossa dei leoni. La squadra giocava da dio, Vascon segnava a raffica, ma anche Bressan e Buson colpivano senza pietà. La domenica il nostro campo era un’onda coperta di rossoblu, sfioravamo il migliaio di spettatori a gara. In trasferta organizzavamo tre pullman pieni di tifosi».
Passione sanguigna. Giorgio Ortolan, segno zodiacale Scorpione, è passione allo stato puro. Alla fine della partita con il Trissino nel dicembre del 1979 diede una pedata all’arbitro, reo di aver convalidato ai vicentini un gol segnato con la mano e di aver negato due rigori al San Vitale. Il presidente finì alla berlina. Si rifiutò di dire che fu un calcio accidentale e si beccò un anno di squalifica... «So che è brutto dirlo, ma ancora oggi non mi pento di quel gesto» afferma Ortolan «Certi arbitri devono cambiare mestiere».
Bugatti, Lamborghini e Ferrari.Giorgio Ortolan ha costruito la sua fortuna commerciando auto di lusso, soprattutto gran turismo. Ha posseduto anche la mitica Bugatti EB110, poi la Jaguar XJ220 di Berger, quattro Lamborghini Countach, la Rolls Royce Cabrio e tutti i modelli Ferrari. Un patito. Per un periodo ha avuto un appartamento a Montecarlo, di fronte al Casinò. «Mi pento di averlo venduto», dice l’ex presidente del San Vitale, che aveva iniziato facendo l’impiegato prima alla Cassa di Risparmio e poi alla Fiat. Anzi, prima ancora aveva venduto scarpine per neonati. Per gli amici ha sempre dato il cuore. Rimpiange il suo ex braccio destro Franco Favero, scomparso. «Giorgio» dice l’ex segretario del club Giancarlo Casumaro (poi sindaco di San Vitale) «ha avuto il merito di tenere unito un paese intero. Era questo il segreto vincente di quel San Vitale dei record».
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