Rattini racconta cent’anni di Velodromo Monti

«All’improvviso, davanti ai miei occhi mi sono trovata questa immensità, questa maestosità, questa magnificenza: una pista all’aperto in cemento, sotto il sole di primavera… Le curve altissime di quell’anello mi sono rimaste impresse nella mente e nel cuore». La mente e il cuore in questione sono quelli di Francesca Pattaro, giovane ciclista padovana, che descrive così la sua prima, profonda, sensazione alla vista di un luogo storico e glorioso della nostra città: il velodromo Monti. Ci racconta la storia di questo sito di sport, di guerra e di festa lo scrittore Giovanni Rattini (“Il velodromo Monti. 1915-2015. Storia, sport, velocità” Imprimitur Editrice, 10 euro): un altro padovano che di bici ha già scritto ma che stavolta amplia il suo orizzonte e s’immerge nella storia moderna, supportato da immagini d’epoca che sono più che cartoline di un tempo andato. Sono volti che ancora parlano, sono pagine di giornali che ancora strillano, sono scorci che non si fanno dimenticare. Cent’anni di velodromo, dunque. Era appunto il 1915, e sempre più pressante si faceva la richiesta da parte della cittadinanza di “un campo di sport” o “di giuochi”, come si diceva allora. Tocca al sindaco dell’epoca, Leopoldo Ferri, proporre la realizzazione di uno stadium di 15 mila metri quadrati: verrà inaugurato il 10 giugno 1915 e il costo finale dell’opera sarà di quasi 114 mila lire. Peccato che l’Italia sia appena entrata in guerra: è il primo conflitto mondiale e lo sport, calcio o ciclismo che sia, registra una drammatica battuta d’arresto. Il velodromo perde i suoi connotati di luogo sportivo e si presta ad essere occupato dal Comando del Parco Automobilistico dell’Esercito. È dal 1919, con la firma dell’Armistizio, che Padova - e tutto il Paese - può tornare a respirare, ad intrattenersi, a divertirsi: nel settembre di quell’anno il padovano Angelo Gardellin, campione di velocità nel 1905 e 1913, inaugura il nuovo anello di cemento (329,60 metri) del Velodromo Comunale, dove passeranno Girardengo, Bartali, Coppi. E che verrà intitolato a Giovanni Monti nel 1931. Rodigino ma padovano d’adozione, Monti fu giocatore di calcio: dal 1919 al 1930 giocò per la squadra di casa. Di più: fece parte del primo gruppo di piloti scelti per la Scuola Alta Velocità di Desenzano. E proprio volando trovò la morte, inabissandosi nelle scure acque del lago di Garda. Ma il suo nome resta.
Annalisa Celeghin
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