Rizzo saluta Padova e parte per Leicester

PADOVA. Rugby, famiglia e casa. Anche se c'è da lasciare quella appena acquistata a Padova per trasferirsi in Inghilterra. È nella patria del rugby che il padovano Michele Rizzo, 32 anni, pilone della nazionale, ex di Petrarca Padova e Benetton Treviso, ha scelto di proseguire la carriera cogliendo al volo la possibilità di giocare in uno dei club più prestigiosi al mondo, i Leicester Tigers, con cui ha siglato un triennale. La partenza è fissata il 12 giugno. La moglie Silvia e i figli Sara, 4 anni, e il piccolo Giulio, nato in febbraio, lo raggiungeranno a fine luglio. «Una grande opportunità professionale», riflette Rizzo, «ma anche una prova impegnativa e molto stimolante per la nostra famiglia, soprattutto per i nostri figli: potranno conoscere un'altra cultura e frequentare la scuola dove parlano un'altra lingua. Non è stato semplice organizzare tutto in poco tempo, ma l'importante era restare uniti».
Quant'è importante il sostegno di tua moglie?
«Fondamentale. Silvia mi ha sempre appoggiato, in tutte le tappe del mio percorso compresa questa scelta. Con un lavoro, dei figli e l'obiettivo di costruire casa non è affatto scontato seguire l'attività di un marito rugbista. Quando può viene a vedermi, anche all'estero: i test match di novembre li ha visti con il pancione».
Avete già trovato casa ?
«Sì, anche se ne avevamo appena comprata una a Voltabarozzo», risponde con una risata. «Dovremo tenerla chiusa fino a 2016, quando Sara inizierà le elementari. Mia moglie lavora in banca e ha preso un anno di aspettativa: sommata a maternità e ferie, le permetterà di rimanere a Leicester circa 2 anni. L'ultimo anno di contratto resterò da solo, comunque da East Midlands ci sono voli quotidiani per Treviso».
Cosa ti aspetta?
«Sarò il primo a cominciare, il 13 giugno. Ci tengo ad arrivare a settembre pronto. Lo staff tecnico mi ha proposto un programma personalizzato, che mi permetterà di aggregarmi alla squadra già in agosto».
Come va dopo l'operazione al crociato anteriore destro?
«Davvero bene; il professor Nardacchione, che mi ha operato è stupito dal recupero: sono passati solo 2 mesi».
Che ambiente troverai?
«Ideale per chi ama il rugby, visto il livello del club e la passione del pubblico. C'è grande professionalità e organizzazione perfetta, ma anche attenzione all'aspetto umano e familiare dei giocatori».
Da questo punto di vista sei fortunato, avendo giocato al Petrarca e alla Benetton.
«Decisamente. Al Petrarca, dove ho inizato a 9 anni, ho avuto ottimi allenatori in un gruppo splendido che ha vinto tutto a livello giovanile. In prima squadra ho debuttato a 18 anni e ho avuto l'onore di diventare capitano. A Treviso ho trovato una seconda casa e grande calore, che da padovano non mi aspettavo. Sono stati 5 anni grandiosi, soprattutto in Celtic League».
I tuoi familiari che dicono?
«Sono contentissimi. Mio padre, che mi ha sempre seguito con passione, è veramente orgoglioso. La mamma è sempre la mamma: è rimasta un po' così perché saremo lontani, anche se è felice perché capisce che lo faccio per il mio futuro. Anche mio fratello Marco, che gioca nel Valsugana, è stato felicissimo quando gli ho detto che andavo ai Tigers, perché sa che per un rugbista di Padova giocare in Premiership è un sogno che diventa realtà».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova