Rugby, Mauro Bergamasco verso le Fiamme Oro

«Mi interessa il loro progetto, un club che va dai bambini alla prima squadra»

PADOVA

«Ho fatto domanda di concorso pubblico per il progetto sportivo delle Fiamme Oro, la cosa è nota da tempo. A Roma hanno un progetto importante che va dai bambini alla prima squadra con 300 giovani coinvolti. Per elevare il livello. Un progetto che mi può interessare. Da questo alle cose scritte nei blog rimbalzate sui giornali ce ne passa: giocatore e allenatore? Il concorso si svolgerà fra sette mesi. In questo momento non so neppure se giocherò o non giocherò, figuriamoci fra sette mesi».

Mauro Bergamasco è tutto fuorché laconico nelle risposte. È il volto più noto del rugby italiano, assieme al fratello Mirco, Castrogiovanni e Parisse. Pochi altri. Anzi una delle cose che gli vanno riconosciute, assieme a Mirco, è di aver messo sempre la faccia con la stampa al termine di un match, sia dopo i trionfi che fecero scoppiare la rugbymania in Italia, sia dopo storiche batoste. E se Mirco ha un volto glamour, da pubblicità, Mauro - dal lungo ricciolo alla Puyol e il naso rimodellato dai colpi subiti - ricorda ai rugbisti non solo il padre Arturo (flanker spigoloso per così dire) ma tutte quelle facce dei fangosi anni Settanta, sagomate da un rugby dal ritmo lento però ruvido: senza se e senza ma. Sulle orme del padre, oltre ad aver già vestito da ragazzo la maglia del Petrarca, Mauro potrebbe in futuro scendere in campo con la casacca cremisi delle Fiamme Oro: nel 1970 Arturo spezzò la sua militanza col Rovigo (era uso fare la “leva” in polizia giocando a rugby vicino a casa) passando due stagioni sul campo dell’Arcella (2 coppe Italia vinte) prima di accasarsi al Petrarca.

Le Fiamme Oro nate nel ’55, formate da veri professionisti ante litteram della palla ovale, furono una sorta di Nazionale militare con sede al 2° Celere di Padova che vinse cinque scudetti dal 1958 sino, l’ultimo, al ’68 (la data non è una coincidenza) prima di perdere importanza, grazie anche al travaso dei talenti migliori al Petrarca o ai club veneti di provenienza, arrivando allo scioglimento. Dopo tre lustri di pausa, il ritorno con sede a Roma e la risalita sino all’A1 con i playoff da giocare domenica prossima contro la Capitolina per entrare in Eccellenza. Alle Fiamme trova posto pure l’Accademia regionale della Fir under 18. Mauro (due scudetti, due scudi di Brenno in Francia, 4 mondiali, 89 cap e debutto azzurro a 18 anni) arrivato al Mondiale di settembre senza contratto, aveva poi firmato per due anni con gli Aironi. Ora la franchigia è saltata e si trasformerà in Nuova Viadana, se la Fir sabato in Consiglio ne ratificherà la licenza per la Celtic League. Ma come tutti i suoi colleghi che in questi giorni stanno accettando tagli dal 20 al 35% degli stipendi, non sa ancora come si svilupperà la vicenda. Se ci sarà, o meno, la conferma del contratto. Però pur nelle Fiamme potrebbe giocare in Celtic: «Certo è possibile, come permit player. Ripeto: non so quello che farò. Vado per obiettivi. Ora mi interessa la fiducia che Brunel mi ha dato convocandomi in tour a giugno (Pumas, Canada, Usa). Sono motivatissimo: mi gioco tutte la possibilità future di far parte del gruppo azzurro. Di tornare a giocare il Sei Nazioni». Al ritorno poi c’è l’impegno col suo campus per ragazzi. anzi due: uno al Valsugana Padova, l’altro a Bibione. (f.z.)

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