Santambrogio positivo all’Epo Si è dopato al Giro d’Italia

ROMA. Come un uragano che lo spazza via. Come Danilo Di Luca. Inchiodato da una positività all’Epo che grida vendetta. Perchè Mauro Santambrogio, alfiere della Vini Fantini-Selle Italia, trovato positivo all’Epo in un test antidoping del 4 maggio scorso, al termine della tappa di Napoli (la 1ª) nel 96° Giro d’Italia di ciclismo è stato protagonista di un’impresa epica. Ma era tutto un bluff. Nelle sue urinesono state trovate tracce di una sostanza inequivocabile: l’Epo. Lo stesso tipo di doping di cui - secondo i test - ha fatto uso Danilo Di Luca, compagno di squadra di Santambrogio. «Sono incredulo, ora spero che le controanalisi siano fatte al più presto», dice ora. Il 28enne nato a Erba, al Giro, si è piazzato nono nella classifica finale, firmando il successo nella 14ª tappa, da Cervere a Bardonecchia, con arrivo sul Jafferau. Quel giorno, Santambrogio si presentò all’ultimo chilometro in compagnia di Vincenzo Nibali, maglia rosa e poco interessato alla vittoria di tappa. Il corridore comasco vinse con il beneplacito del padrone indiscusso del Giro, alzando le braccia al cielo. Ma era solo una fiction e, nell’attesa delle controanalisi, un’altra tegola sul Giro, dopo i casi di positività del francese Sylvain Georges (Ag2R) e Danilo Di Luca. Il ds della Vini Fantini-Selle Italia, Luca Scinto (che ha già annunciato che il corridore sarà licenziato e sarà avviata una richiesta danni), ha commentato con l’abituale franchezza l’accaduto con un tweet («Avete ragione massacratemi pure io mi fidavo sono dei pazzi e io un coglione a credere a loro specialmente sono dei pazzi e malati»), aggiungendo anche una serie di retroscena che alimentano la sua personale amarezza. «Avevo parlato a Santambrogio prima del Giro - racconta Scinto - facendogli presente che circolavano certe voci sul suo conto: molti dicevano che andava troppo forte. Lui era stato perentorio, garantendomi la propria pulizia e dicendosi offeso dalla mia richiesta di spiegazioni. ’È solo invidia. Da parte mia l’ho sempre difeso. È tutto finito, lascio il ciclismo, non ne posso più di essere preso in giro dai corridori».
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