Scacco matto al campione Cecilia, la regina padovana

La studentessa ha battuto a sorpresa il suo maestro, ma ha mancato la finale Disabile, gioca con le pedine da quando aveva 11 anni: «Ora scriverò un libro»

PADOVA. È stata la regina della fase preliminare dell’Europeo di tourbillon, organizzata alla ludoteca Mappaluna dalla Scuola di scacchi Federico Manca. E proprio una regina, ha permesso a Cecilia Alfier d’infliggere un incredibile scacco matto al maestro internazionale il bresciano Daniele Genocchio, peraltro suo insegnante di scacchi. Poco importa poi se la giovane giocatrice (20 anni) non si sia qualificata per i campionati europei. L’allieva, che batte il maestro, fa sempre la sua bella figura. Studentessa alla facoltà di lettere dell’Università di Padova, Cecilia abita a Sant’Agostino di Albignasego, convivendo fin dalla nascita con una paresi spastica, che la costringe a spostarsi su una carrozzella. La passione per gli scacchi, sbocciata abbastanza presto (a 11 anni ha disputato il suo primo torneo), però, non gliela leva nessuno. Il tourbillon o quadriglia, variante degli scacchi praticata da quattro giocatori in coppia con due diverse scacchiere, l’ha attratta per la rapidità e l’aleatorietà del gioco. Vale infatti il principio del “mangia e passa”: divori una pedina e la consegni al tuo compagno, che può riutilizzarla impiegando una mossa sulla propria scacchiera. Dopo nove turni di qualificazione, dominati dal campione italiano di Montebelluna Danil Dvyrnyy e da Daniele Genocchio, nella finale a otto giocatori (Top 8) è arrivato il colpo di scena: vittoria della coppia rivelazione, composta da Giuseppe Andreoni e Cecilia, che ha piazzato lo scacco matto al suo maestro. «Sono riuscita a vincere per un errore di Dvyrnyy», confida Cecilia, «Danil credeva di aver già superato il mio compagno di squadra Andreoni. In realtà, è stato Giuseppe a dargli scacco e sottrargli la regina, che mi ha poi passato. Pezzo, che mi serviva per dare scacco matto a Daniele. L’ho infilata nella stessa casella vuota dell’altra scacchiera: è stata una specie di teletrasporto». Come si è appassionata al tourbillon? «Non nutro una vera e propria passione per la quadriglia. Anzi, mi ritengo una giocatrice scarsa. Ho fatto solo quello che mi dicevano di fare gli altri. Non pensavo neppure di finire fra i primi otto. Il tourbillon, però, mi piace perché è più veloce e divertente degli scacchi tradizionali. Il tempo di riflessione tra una mossa e l’altra è ridotto a cinque minuti». A maggio uscirà il suo primo libro intitolato “Fuori dal comune”, prodotto dal gruppo Albatros. «Riguarda le elezioni comunali in un paese della provincia padovana. L’ho scritto perché voglio che la gente mi guardi con occhi diversi. Non come una persona seduta su una carrozzina».

Mattia Rossetto

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