«Scattata la scintilla Padova tornerà a grandi livelli»

L’attuale coach di Aquila Trento, neopromossa in serie A, ha iniziato la sua carriera allenando a Piove di Sacco

TRENTO. L’Aquila, che ha dispiegato le ali nell’A/1 del basket italiano, ha la forza innata del suo condottiero. Maurizio Buscaglia è il coach artefice del sorprendente campionato della neopromossa Aquila Trento, che continua a volare in zona playoff. Il 45enne di origini baresi, ma padovano d’adozione, era uno dei due allenatori che sabato sera ha dato vita all’All Star Game a Verona, assieme a Gianmarco Pozzecco, l’altro coach che ha partecipato alla partita delle “stelle”. Buscaglia si è reso protagonista anche di un simpatico siparietto, spingendo lo stesso Pozzecco ad entrare in campo per dare il cambio ad uno dei tanti campioni della serata. La chiamata per l’All Star Game è arrivata a Buscaglia grazie al gioco corale della sua Aquila, capitanata da una vecchia conoscenza del nostro basket: l’argentino Toto Forray, ex Broetto Virtus. C’è, però, un doppio filo, privato e professionale, che unisce il tecnico a Padova: quando non segue l’Aquila, Buscaglia vive nel quartiere Madonna Pellegrina con la moglie Benedetta e la figlia Alice, memore dei suoi inizi di carriera, tra il 1996 e il 2000, alla Piovese. «Fu un’esperienza importante», ricorda, «un periodo di crescita tecnica e di arricchimento umano e professionale. A Piove di Sacco ho lavorato tanto con Massimo Gardin, Enrico Ciuffo e Tino Franzini, che avevano sviluppato un notevole bacino di reclutamento in ambito giovanile e minibasket. In quegli anni feci anche da assistente a Fabio Volpato per la prima squadra, che non appena arrivai aveva conquistato una promozione dall’allora C/1 alla B/2. Era una formazione di grande esperienza, con giocatori come Lorenzetto, Trinca, Arvedi, Magro, Croce e Bortolini, capaci d’insegnarti molto tecnicamente».

Dall’alto dei suoi trascorsi, che idea si è fatto dell’attuale pallacanestro padovana?

«Conosco molto bene gli allenatori della Virtus, Massimo Friso, Daniele Rubini e Massimo Caiolo. Sono contento stiano lavorando con i giovani. Ho notato poi che quest’anno è rinato un filone del Petrarca per la prima squadra, che ha riacceso la rivalità cittadina. Padova meriterebbe sicuramente di più, ma penso sia già scattata una scintilla. Lo dimostra quanto fatto con il settore giovanile e il minibasket, che hanno fatto emergere qualche ragazzo interessante».

L’Aquila è partita dalla C approdando in serie A. Come è riuscita a ottenere un risultato del genere?

«Trento è nata dall’unione di due realtà cestistiche. A Padova, invece, è diverso perché vi sono più società. Bisognerebbe trovare il modo di unirsi, creare un sistema di lavoro che favorisca il senso d’appartenenza».

Mattia Rossetto

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