Signori, un addio tra le lacrime
«Lascio il mondo del calcio, sono stato massacrato»

BEPPE SIGNORI. Lacrime e rimpianti
BOLOGNA.
Le dita sugli occhi, come dopo i (pochi) rigori falliti. A 20 giorni dall'arresto per il Calcioscommesse, 13 ai domiciliari poi revocati, Beppe Signori parla e piange. «Mi devo fare forza, o non mi riconosco piu», dice. Poi racconta: nega di essere stato il capo di un clan, di aver fatto puntate illegali, di aver preso parte a combine. E, verso la fine dell'attesa e affollatissima conferenza stampa a Bologna, pronuncia le parole dell'addio: «In questo momento penso di allontanarmi un pò da questo mondo del calcio». Sono amare le conclusioni di Beppe-gol.
«In 15 giorni mi sono stati distrutti 30 anni di carriera. Se sarò colpevole pagherò. Ma se non lo sono, qualcuno me li dovrà restituire». Signori non capisce, più di ogni altra cosa, il motivo dell' «accanimento mediatico», della «disparità» di trattamento, delle «notizie inventate e false». Forse, ipotizza «mi porto dietro una nomea sbagliata, di scommettitore incallito. A me piace scommettere legalmente e poi guardarmi la partita con un'enfasi diversa. Ma io scommesse illegali non ne faccio, nè le voglio fare. O forse quella del Buondì Motta, è illegale?», chiede, ricordando la celebre sfida (inghiottirlo entro 30 passi) lanciata in ritiro. Sbarbato, giacca blu e camicia bianca, i genitori a sostenerlo. Inizia, ma subito si emoziona e si blocca. Arrivano gli applausi a spronarlo, come in campo. Allora si riprende e controbatte, una dopo l'altra, alle accuse. Nell'inchiesta ci sono 50mila intercettazioni, dice. «Io non ne ho neppure una. E sarei il capo dei capi? Come avrei parlato? Con i segnali di fumo? Non faccio parte di nessuna associazione». Nè «ho mai ricevuto, nè dato assegni o soldi in contanti», assicura, riferendosi a quel «maledetto 15 marzo», documentato dalle foto: l'incontro in centro a Bologna con i commercialisti Bruni e Giannone, con Erodiani e Bellavista: «Sono andato dai miei commercialisti che mi avevano chiamato. Se può essere considerato un errore, l'ho commesso andando a quell'incontro», risponde. Nel colloquio, «non si era parlato di partite già fatte».
TERZA SBERLA.
E con questa le sconfitte consecutive nella sua specialità, i 200 farfalla, sono tre. Michael Phelps (nella foto), dominatore incontrastato della distanza negli ultimi nove anni, è stato battuto dall'australiano Nick D'Arcy, durante il meeting di Santa Clara (California).
FIORETTO D'ORO A CUBA.
En plein azzurro anche a Cuba. L'Italia ha siglato il poker di vittorie stagionali sulle cinque prove complessivamente disputate. Il quartetto composto da Andrea Baldini, Andrea Cassarà (nella foto), Valerio Aspromonte e Giorgio Avola ha battutoil Giappone per 45-38.
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