Tebaldi crede nell’impresa

DUBLINO. Giorni fa, all’Acqua Acetosa di Roma, il centro Coni dove la nazionale era radunata, per i vialetti risaltava la chioma biondo platino di Ugo Gori, mediano di mischia azzurro nelle prime tre partite di questo Sei nazioni 2014. «Visto? Una rivoluzione», diceva a chi chiedeva lumi. Ma la vera rivoluzione l’aveva in mente Jacques Brunel, il ct degli azzurri: fuori Gori e Tommaso Allan e dentro una mediana tutta nuova con Teo Tebaldi e Luciano Orquera. Brunel nega che sia, come molti hanno pensato, per far respirare i titolari in vista della partita interna con l’Inghilterra. Invece è mettere sotto pressione chi si crede già inamovibile. «Abbiamo sbagliato nella gestione del pallone – dice Brunel rianalizzando il match con la Scozia perso per un punto allo scadere – all’inizio del secondo tempo avevamo noi la palla e non siamo riusciti, in difesa, a calciarla fuori. Loro l’hanno recuperata e in tre passaggi sono andati in meta». A perdere quel pallone prezioso era stato Gori.
Coppia nuova, dunque, Tebaldi e Orquera.
«Ma noi siamo una coppia affiatata, non proprio nuova», dice Tebaldi, 27 anni ancora da compiere, numero nove degli Ospreys, franchigia gallese della Celtic League.
Avete già giocato insieme in nazionale?
«In nazionale sinceramente non lo ricordo, ma agli Aironi, prima, e alle Zebre, poi, molte volte». Orquera conferma con un cenno della testa.
Allora Tebaldi, cotto e mangiato? Convocato e subito in campo.
«Non me l’aspettavo, dico di essere schierato dal primo minuto, immaginavo di andare in panchina, un ingresso a match già iniziato. È stato un ritorno fantastico. Spero di essere all’altezza di questa fretta di mettermi alla guida del pacchetto di mischia».
Brunel di fatto, un po’ per necessità, l’infortunio di Parisse, un po’ per ragioni tecniche, ha cambiato tutta la catena centrale della squadra: numero 8, mediano di mischia, e apertura. Come la vede?
«Grande responsabilità la mia, ma nonostante sia stato nel gruppo solo una settimana il metodo di gioco lo conosco e quello che Jacques chiede mi piace molto. Non lo nascondo, da mediano di mischia preferisco il gioco d’attacco a quello basato sul nascondere la palla».
Quindi in Irlanda dobbiamo aspettarci un’Italia all’arrembaggio?
«È impensabile provare a vincere senza attaccare. E Brunel ci ha chiesto di proporre il nostro attacco».
Com’è Tebaldi dopo l’esperienza in Galles?
«Agli Ospreys sono maturato molto, mi sento più sicuro. È vero che non sono più un giovane della squadra, ma vivo questo ritorno in nazionale con grande emozione. Per di più si gioca in casa loro, in Irlanda. Gli irlandesi sono un modello e sono tra le migliori formazioni d’Europa, in lizza per la vittoria finale. È vero che lo scorso anno li abbiamo battuti, ma eravamo all’Olimpico e loro quest’anno sono più forti».
Poco più in là c’è Luciano Orquera. Ritrova la maglia di titolare e la responsabilità dei piazzati.
Qualcuno dice che lei se sbaglia il primo calcio poi non riesce a reagire.
«No, non mi pare sia così. Ogni calcio ha una sua storia. Mi è capitato di sbagliare il primo e poi metterli tutti dentro, ma anche il contrario, di fare sempre centro e sbagliare quello decisivo».
Che gioco vi ha chiesto Brunel?
«Di sfidare l’Irlanda, di non calciare a loro il pallone e permettergli di riorganizzarsi con tranquillità, ma di andare a cercare la strada per attaccare, di proporre un buon attacco e di restare molto concentrati nella difesa. Loro sono molto forti, non possiamo lasciare il pallone agli irlandesi».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova