«Vi racconto mio cugino Fausto Coppi»

A Castellania ancora tutto è legato al Campionissimo che qui nacque 98 anni fa. Oggi è sede di partenza della 14esima tappa
Di Antonio Simeoli

INVIATO A CASTELLANIA. A casa del mito. Capisci subito che stai per arrivarci. A un chilometro dal paese la strada che sale da Tortona spiana un po’. Sulla destra un cartello: “Passo Coppi, 369 metri”. Niente a che vedere con le salite domate dal Campionissimo. Ma un omaggio al mito, che ha reso celebre nel mondo il borgo di Castellania. Tra vitigni, campi e case contadine si arriva in paese. Anche il navigatore si adegua: “Via Fausto Coppi”.

Trecento metri ed ecco il murale di Fausto e del fratello Serse, morto a Torino nel 1951 per una caduta in gara. Poi la chiesetta eretta dopo la morte del Campionissimo, il 2 gennaio 1960 per un maledetto attacco di malaria contratta in Africa e che nessuno aveva scoperto. Vicino la tomba di Fausto e Serse; poco più in là la casa dove il mito nacque il 15 settembre 1919. Ci sono la camera di Fausto, la cucina, centinaia di pagine di giornale, biciclette, maglie. Da qui stamattina partirà la quattordicesima tappa del Giro, omaggio obbligato a chi più d’altri ha fatto la storia della corsa rosa. A Castellania ieri mattina regnava la tranquillità. Due signori di mezza età, parlando tra loro in francese, sbirciavano la vetrina accanto alla tomba piena di ricordi lasciati negli anni dai migliaia di tifosi saliti quassù. Un anziano esce di casa. Non facciamo in tempo a presentarci che diventa un fiume in piena. Di ricordi, aneddoti. Sembra Coppi in fuga nella Cuneo-Pinerolo del 1949. Sì, Sergio Coppi, classe 1929, è il primo cugino di Fausto. «Qui tutto parla di lui, tutto vive nel ricordo di Fausto», dice. Si accostano i francesi. «Possiamo ascoltare? Per noi figli di emigranti italiani Coppi è una leggenda». «Siamo rimasti in 90 qui - continua Coppi - quando Fausto era giovane eravamo in 450». Le imprese del compaesano sono indelebili. «Chi lavorava nei campi tornava a casa per ascoltare la radio, altri si ritrovavano all’Osteria Chiappini: tutti ad aspettare l’annuncio di una vittoria». Ricorda il Tour 1952 Sergio. «Staccò l'olandese Nolte, staccò Bartali: fu epico. Pensi che negli anni ’60 un giorno mi fermò un signore olandese in vacanza con la famiglia: era Jan Nolten, voleva rendere omaggio alla tomba di Fausto». Bartali? «Era un amico di famiglia, solo in bici Fausto e Gino erano rivali. E la storia della borraccia è chiara: Fausto al Tour ricevette una bottiglia della sua acqua preferita, la Perrier, da una tifosa a bordo strada e poi la passò a Bartali. Questa è la verità». Sergio e Fausto: stima e fiducia: «Nel 1957 doveva partire per una tournée in America, era stato ricattato da una banda di briganti: 15 milioni o ti rapiamo Faustino. Passai tutto il tempo della sua tournée a Villa Coppi a proteggere Fustino, la Dama Bianca e le 12 persone della servitù. Il fucile da caccia pronto a sparare».

Poi la tragedia: «Lo seppi dalla radio. Ricordo ancora la veglia funebre in paese con Louison Bobet accorso dalla Francia». Merckx o Coppi? «Non scherzate - chiude - Fausto ha perso per la guerra i 5 anni migliori. E solo un ciclista mi ha entusiasmato come lui: Pantani». Guarda caso Oropa, meta della tappa di oggi, è un tempio del Pirata.

@simeoli1972

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova