«Vicino a Foschi sto crescendo»

Ivone De Franceschi, 37 anni da biancoscudato
IVONE DE FRANCESCHI Padovano doc, nato a Capodanno; ex giocatore, ex ds, oggi è il principale collaboratore del ds Rino Foschi
IVONE DE FRANCESCHI Padovano doc, nato a Capodanno; ex giocatore, ex ds, oggi è il principale collaboratore del ds Rino Foschi
 
PADOVA
. Che la sua sarebbe stata una vita sempre al centro dell'attenzione lo si è capito prima ancora che nascesse, nel momento in cui, la sera del 31 dicembre 1973, ha costretto mamma Franca, incinta di nove mesi, a rinunciare ai festeggiamenti per l'ultimo dell'anno e a correre in fretta e furia da Treponti di Teolo all'ospedale di Padova per farlo venire al mondo.  «Festa saltata e travaglio di dodici ore - ricorda Ivone De Franceschi - niente male come inizio». Da quell'1 gennaio 1974 sono passati 37 anni, vissuti sempre sotto le luci dei riflettori del calcio che, dopo avergli regalato la gioia di tredici stagioni da professionista, lo vede oggi impegnato come braccio destro del ds del Padova, Rino Foschi.  
Buon compleanno De Franceschi. Festeggiato?  
A Cortina, con mia moglie Maria Laura, mio figlio Tommaso ed alcuni amici.  
Se guarda indietro?  
Vedo un ragazzo che ha sempre dato il massimo. Ho avuto l'opportunità di giocare in serie A e ho vinto uno scudetto con lo Sporting Lisbona. Ma la realtà che amo più di ogni altra è Padova in cui, dopo aver vissuto il settore giovanile, la B e la C da giocatore, ho rivestito il ruolo di capo osservatore, team manager, diesse e ora di collaboratore di Foschi. Per me Padova è una seconda famiglia.  
Il primo anno da direttore sportivo le ha riservato più di un'amarezza.  
E' come aver fatto il Cepu!  Sono state talmente tante le situazioni vissute, dalla gioia per i bei risultati dell'inizio all'orlo del baratro, che è come se avessi fatto cinque anni in uno. Errori ne ho commessi e ne sto facendo tesoro, ma penso di aver fatto anche qualcosa di buono.  
Tipo aver portato Vantaggiato?  
Purtroppo in questo mestiere è anche questione di fortuna. Prendi Ibrahimovic: al Barcellona non ne pigliava una, al Milan sta vincendo il campionato da solo. Vantaggiato l'anno scorso ha avuto una serie di infortuni che lo hanno limitato, ora invece è al massimo. E ne sono felice.  
Come va con Foschi?  
Foschi è molto competente, un lavoratore instancabile. Tanto ti massacra quando sbagli quanto ti gratifica quando vede che ce la metti tutta. Stare al suo fianco non è semplice perché gli affanc... sono all'ordine del giorno e i ritmi sono elevatissimi, ma io non finirò mai di ringraziare Cestaro e lui per avermi tenuto qui.  
Il suo sogno è tornare a fare il direttore sportivo?  
Quest'esperienza con Foschi mi sta dando tanto: la considero un bel passo avanti.  
Quest'anno ha anche il compito di «sorvegliare» il settore giovanile. Un consiglio ai ragazzini?  
Preferisco darlo ai genitori: non commettete l'errore di pensare di avere il Cristiano Ronaldo di turno in casa. E ai ragazzi dico quello che ha detto Mourinho prima della finale di Champions League: «Stiamo inseguendo un sogno, non un'ossessione».  
Suo figlio Tommaso ha iniziato a giocare a calcio?  
Devo aspettare ancora un anno per iscriverlo alla scuola calcio del Padova, ha solo 4 anni. Per ora gioco io con lui e la cosa mi provoca una sensazione mai provata prima.  
Quale?  
Quella di vincere facile (sorride, ndr).  
Con che piede calcia?  
E' destro, a differenza del papà che è mancino. Ma è biancoscudato doc ed è quel che conta.

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