Vita e morte in Formula 1, l’avventura di Cevert

Può una vita essere definita da una morte tragica? Spesso è così. Una fine precoce talvolta diventa l’evento più importante, può di quanto sia avvenuto prima. Di François Cevert, pilota di auto da...
Può una vita essere definita da una morte tragica? Spesso è così. Una fine precoce talvolta diventa l’evento più importante, può di quanto sia avvenuto prima. Di François Cevert, pilota di auto da corsa francese nato nel 1944, si dovrebbero innanzitutto ricordare le imprese sportive: nel 1968 è stato campione francese di Formula 3; l’anno dopo ottiene un buon secondo posto nel campionato di Formula 2; in Formula 1 disputa 47 Gran Premi e ne vince uno, negli Stati Uniti, nel 1971; ancora, guadagna un secondo posto alla 24 ore di Le Mans nel 1972. Occhi chiari e ciuffo ribelle, Cevert e il suo sorriso parevano non avere paura di nulla. Nemmeno della predizione di una veggente, consultata dalla moglie quando ancora non si erano incontrati: «Incontrerai un ragazzo che lascerà un segno profondo nella tua vita… sarai molto felice ma non riuscirai a tenerlo legato a te. Il suo successo vi separerà… devo dirtelo: questo ragazzo non arriverà mai a trent’anni».


La sua storia di velocità e di successi ci viene raccontata nel volume
François Cevert. La morte nel mio destino
di Jean. -Claude Hallé (Edizioni Mare Verticale, 20 euro). Ed è una storia costellata dai nomi dei grandi della Formula 1 dei tempi d’oro: Fittipaldi, De Adamich, Reutemann, Peterson. È una storia senza lieto fine, certo, ma pur sempre una storia di passione e ambizione, di forte volontà e dell’amore, sfrontato, per il rischio. «Vedrai che tempo gli piazzo: sai che guido la Tyrrell numero 6, telaio 006, numero del motore 66? E oggi siamo il 6 ottobre! È il mio giorno fortunato!». Fortuna è un termine antico, che in latino aveva un triplice significato: la sorte, in senso neutro di destino; la buona sorte e, non ultimo, la cattiva sorte. Quella che è toccata a Cevert proprio il 6 ottobre del 1973 a Watkins Glen, negli Stati Uniti. A 230 chilometri orari il pilota urta un piccolo marciapiede e vola contro una barriera di sicurezza. «In quel punto il guardrail è doppio: la parte anteriore della Tyrrell s’incastra come un cuneo fra le due lame di metallo, implacabilmente guidata da quella rampa improvvisata, e si sfascia contro il palo di sostegno conficcato a terra».


La predizione si avvera, il suo destino si compie: Cevert muore all’apice del successo, a soli 29 anni. E il mondo lo ricorda così, per quel tragico schianto, per quella vita spezzata.


Annalisa Celeghin


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